Il 18 marzo 2015 Papa Francesco ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il decreto riguardante le virtù eroiche della Serva di Dio Maria Orsola Bussone, la giovane laica di Vallo Torinese (era nata il 2 ottobre 1954) morta a Ca’ Savio il 10 luglio 1970. ll Processo di Beatificazione fu aperto dal Cardinal Giovanni Saldarini, Arcivescovo di Torino, domenica 26 maggio 1996.
Sul sito del movimento si Focolari è disponibile un dettagliato profilo biografico e spirituale della nuova Venerabile torinese.
Di seguito l’articolo pubblicato sul settimanale diocesano «La Voce del Popolo» del 29 marzo 2015:
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La Serva di Dio Maria Orsola Bussone, giovane laica, nata e cresciuta a Vallo Torinese, è venerabile. Papa Francesco ha firmato mercoledì 18 marzo il Decreto della Congregazione delle Cause dei Santi che riconosce le «virtù eroiche» della giovane vallese. È il primo passo ufficiale del Vaticano verso la beatificazione, dopo le fasi diocesane iniziate con l’apertura del Processo da parte dell’Arcivescovo card. Giovanni Saldarini, avvenuta a Vallo il 26 maggio 1996, e la sua chiusura il 17 dicembre 2000 con il suo successore, il card. Severino Poletto.
«È un momento speciale, ricco di grazie per Vallo e per tutti quelli che nel mondo conoscono Maria Orsola» – ha detto monsignor Vincenzo Chiarle domenica scorsa nella parrocchiale di Vallo. Sono davvero tanti quelli che in oltre quarant’anni sono passati sulla sua tomba, dall’Italia, dall’estero, dai paesi dell’Est come da Medio e Estremo Oriente, dall’Africa. Nell’estate 2013 furono ben ottanta in un solo giorno i Cardinali e i Vescovi da tutto il mondo a Vallo. Fin dal 1970, anno della morte, Maria Orsola, «ebbe fama di santità che solo Dio crea», come puntualizzò la postulatrice suor Maria Caterina Einaudi. Una «santità ordinaria» quella della giovane Maria Orsola Bussone, classe 1954, morta a 15 anni a Cà Savio di Venezia. Cresciuta in una famiglia semplice a Vallo, paese di 800 abitanti all’inizio delle Valli di Lanzo. Il suo esempio è stato coltivato dalle compagne e dagli amici che con lei avevano condiviso «un cammino comunitario senza il quale – ha ricordato monsignor Chiarle – Maria Orsola non sarebbe quella che è stata». Lei è una ragazza piemontese del ’68 che ama la musica beat, si interessa alle prime manifestazioni studentesche, suona la chitarra e prende lezioni di canto. Un’adolescente come le altre, si direbbe, innamorata della natura, dello sport e della musica. Prende qualche cotta, annota i suoi pensieri sul diario personale, ha tanti amici e scrive lettere a quelli più cari. Maria Orsola è la figlia semplice di un piccolo mondo antico che sembra prossimo a essere travolto dai venti della modernità.
«Ma la sua vita, apparentemente senza sussulti, nasconde invece un’anima straordinaria», scrive il giornalista Gianni Bianco nella biografia «Evviva la vita», edita da San Paolo. Una fede genuina e cristallina. Insieme con altre amiche, con la comunità di Vallo, sospinta da una spiritualità che le dà una marcia in più, inserita in una parrocchia che mette a frutto gli indirizzi del Concilio Vaticano II, «Mariolina» innesta la quarta e in poco tempo brucia rapidamente tutte le tappe. Su invito del parroco, nel 1968 partecipa ad uno dei primi congressi Gen, la generazione nuova del Movimento dei Focolari. Lì Chiara Lubich presenta a quei giovani del ’68 un altro modello di rivoluzionario: quello di un uomo giusto che si è immolato per la libertà degli altri. Anche lui aveva un programma: «Che tutti siano uno». Maria Orsola rimane affascinata: il Vangelo non è solo da leggere e meditare, ma da vivere, frase per frase, giorno per giorno.
Questa scelta illumina tutta la sua vita. A sedici anni la sua corsa raggiunge il Cielo. Ma dietro di sé lascia una scia di luce. Un giorno, di ritorno da un incontro a Cafasse con altri coetanei delle Valli di Lanzo, aveva rivelato al suo parroco che avrebbe dato la sua vita pur di far scoprire ai giovani la bellezza di Dio. «E Dio la prese in parola», disse a Torino papa Giovanni Paolo II, nel 1988 a migliaia di persone radunate per festeggiare don Bosco, additandola quale esempio luminoso: «è una ragazza che ha accettato di fare della propria vita un dono, non un possesso egoistico ». «W la vita» era il suo motto. «Commozione e contentezza » sono i sentimenti che ha espresso domenica scorsa il fratello Giorgio, tre anni più giovane di Maria Orsola. «Serenità e gioia» anche per i genitori Umberto e Luigina, da sempre discreti e umili testimoni di una «storia» tanto grande che li ha toccati così da vicino, allora come negli anni successivi, nei contatti con chi voleva conoscere da loro il «segreto» della figlia. «La profondità dell’anima di Maria Orsola l’abbiamo capita solo dopo la morte», ebbero ad affermare. Ora si attende un nuovo passo avanti verso la Beatificazione, con l’approvazione del miracolo attribuito all’intercessione della «venerabile», già approvato in diocesi e in itinere a Roma.
Testo tratto da «La Voce del Popolo» del 29 marzo 2015