Incontri a cura del Centro Congressi dell’Unione Industriale di Torino, in via Fanti 17.
– Lunedì 12 marzo 2018, alle 15: «Pane sporco. Combattere la corruzione e le mafie con la cultura»
Lunedì 12 marzo, alle ore 15.00, insieme alla giornalista Ottavia Giustetti, Vittorio V. Alberti, filosofo e storico, presenterà il saggio “Pane sporco. Combattere la corruzione e le mafie con la cultura” edito da Rizzoli. “Noi italiani, oggi, siamo culturalmente degradati, cioè corrotti. Il linguaggio, la condotta, il pensiero, il gusto, ciò che si coagula nel termine ‘civiltà’ oggi in Italia è deteriorato, rovinato come un pane bianco caduto a terra”. Nella sua appassionata denuncia, Vittorio V. Alberti affronta alla radice la piaga originaria che consuma la società italiana e mina alle basi qualunque prospettiva di progresso civile. E la radice va ricercata proprio in una cultura che disprezza il merito, la riflessione, la ricerca della bellezza in nome di miopi interessi person ali o di gruppo. È contro la cultura della mafia e della corruzione che è indispensabile battersi, come sostengono nel saggio introduttivo il procuratore della Repubblica di Roma, Giuseppe Pignatone, e nella postfazione il fondatore dell’associazione Libera, don Luigi Ciotti. “La corruzione e la mafia sono simboli maledetti di questa grande corruzione culturale, sono bruttezza. Per ricucire un futuro la strada è nel passato, nel nostro patrimonio, che è bellezza. Ecco l’idea: la potenza culturale italiana per combattere la corruzione e le mafie. Il patrimonio di intelligenza e bellezza, che è il nostro valore, la nostra identità, è nostro e nessuna forza oscura può togliercelo a meno che non glielo lasciamo fare, come spesso avviene per nostra colpa.”
– Martedì 13 marzo, ore 21: «Vivere la tecnologia senza timore. Come affrontare la rivoluzione 4.0»
Martedì 13 marzo, ore 21, Massimiliano Cipolletta, Vice Presidente Unione Industriale Torino, Marco Gay, Amministratore Delegato Digital Magics e Presidente Antitec-Assinform Confindustria, Marco Mezzalama, esperto in Sicurezza e già Vice Rettore Politecnico di Torino, insieme a Renato Mussi rappresentate del Gruppo Unicredit che condivide la serata in veste di partner istituzionale, affronteranno il tema “Vivere la tecnologia senza timore. Come affrontare la rivoluzione 4.0”. La quarta rivoluzione industriale rappresenta probabilmente il capitolo più avvincente scritto finora dall’economia digitale. L’integrazione di tecnologia e dati all’interno dei processi produttivi tradizionali sta infatti spostando in modo prepotente gli equilibri competitivi di interi mercati e aprendo prospettive di crescita impensabili fino a qualche anno fa. Una sfida che non ammette temporeggiamenti essendo questa una rivoluzione connotata da una rapidità di penetrazione e sviluppo maggiore delle precedenti. Motivo per cui tutti gli attori in gioco, dalle grandi alle piccole aziende, passando per istituzioni, associazioni e scuola, banche, devono necessariamente fare sistema onde evitare di perdere un’occasione irripetibile. Non si tratta semplicemente di favorire la crescita economica di un tessuto imprenditoriale, ma di gettare le basi per un futuro sostenibile nel lungo termine dal punto di vista economico e anche sociale, vista la delicatezza e l’importanza del tema occupazionale.
– Mercoledì 14 marzo, ore 10: «Obiettivo sensibile. Trent’anni di cronaca di un fotoreporter e la sua città»
Mercoledì 14 marzo, ore 10.00, Sergio Solavaggione, insieme a Maurizio Ternavasio, presenterà “Obiettivo sensibile. Trent’anni di cronaca di un fotoreporter e la sua città”, edito da Daniela Piazza. Sergio Solavaggione ha messo la citazione in esergo al suo volume che comincia con questa frase: “Le fotografie di questo libro non sono famose…”. Ce ne sono di belle, anche di bellissime, di normali e anche di mediocri. Ma vanno prese tutte insieme, secondo un filo narrativo che è il lavoro del racconto quotidiano di una città, il resoconto di un feeling incessante con gli avvenimenti ordinari e straordinari, gioiosi e spesso dolorosi, perché come dice l’immutabile regola del mestiere, le buone notizie non sono notizie. L’autore ha fatto il fotoreporter alla Stampa per più di cinquant’anni e dunque in questo libro c’è solo una piccola parte del suo lavoro. È un’autobiografia e insieme la testimonianza di un’epoca in cui fotografo e cronista vivevano in simbiosi, coppie di fatto, flash e taccuino, più complici che colleghi. A loro non si chiedeva il banale resoconto di un avvenimento, ma molto di più: rubare l’anima ai protagonisti dei fatti, vittime o colpevoli. Quel giornalismo si formava in un rapporto carnale con la città. I lettori erano messi in condizione di vivere in sintonia con le pulsazioni di quella comunità e il giornale esprimeva un magnetismo con i propri lettori. Razionale ed emotivo, sentimentale persino.
Per info e adesioni: www.centrocongressiunioneindustriale.it.