Nella terza domenica di novembre ricorre la Giornata mondiale del ricordo delle vittime della strada. Nelle omelie della Santa Messa di domenica 18 novembre le Parrocchie erano invitate a ricordare ai fedeli, in particolare ai ragazzi, che il bene più prezioso per ogni essere umano è la propria vita e quella altrui.
Il bene della vita va salvaguardato sempre quando ci poniamo sulle strade come pedoni o alla guida di mezzi: biciclette, motorini, auto e veicoli da lavoro.
In Italia nello scorso anno sono stati circa 3500 i morti sulle strade; circa 1000 sono giovani da 14 a 29 anni.
Il non rispetto delle regole scritte della strada, la trascuratezza delle infrastrutture stradali (vedi la tragedia del crollo del ponte di Genova), la mancanza del buon senso che alberga nei cuori di in ognuno di noi… sono la causa di incidenti, troppo spesso anche mortali. Incidenti stradali che si possono evitare solo con l’impegno di ognuno e delle Istituzioni preposte alla sicurezza delle strade.
L’invito era a unirsi in questa giornata nella preghiera per ricordare tutte le vittime di incidenti stradali, con l’intenzione di impegnarsi per rendere le strade percorso di vita e non di morte, riflettendo che la vita di ciascuno è il dono più prezioso di Dio.
Papa Francesco, nel rivolgersi ai genitori che devono sopravvivere alla morte di un figlio, ha detto:
«Il morire di un figlio è un “buco nero” che si apre nella vita delle famiglie, a cui il più delle volte “non sappiamo dare alcuna spiegazione”, se non, talvolta, quella di “dare la colpa a Dio”. Io lo capisco chi si arrabbia con Dio, bestemmia…gli domanda: “Perché mi hai tolto il figlio, la figlia? Ma Dio non c’è, Dio non esiste! Perché ha fatto questo?”»
La morte non deve avere l’ultima parola, tutte le volte che la famiglia – nel lutto più terribile – trova la forza di reagire con l’amore verso gli altri, essa impedisce alla morte, di prendersi tutto.
«I nostri cari non sono scomparsi nel buio del nulla; la speranza ci assicura che essi sono nelle mani buone e forti di Dio». Inoltre, «se ci lasciamo sostenere da questa fede, l’esperienza del lutto può generare una più forte solidarietà». «Il lavoro dell’amore di Dio è più forte del lavoro della morte», rimarca il Santo Padre. E proprio di quell’amore «dobbiamo farci “complici” operosi».
Noi possiamo togliere alla morte il suo “pungiglione”, come diceva l’apostolo Paolo; possiamo impedirle di avvelenarci la vita, di rendere vani i nostri affetti, di farci cadere nel vuoto più buio, e possiamo cercare consolazione donandoci all’altro. «Il buio della morte va affrontato: dobbiamo piangere nel lutto senza farci prendere dalla disperazione».
Per ulteriori info: Associazione Italiana Famigliari Vittime della Strada onlus – sede di Torino, tel.0113835364.