A margine di recenti polemiche sull’accesso degli animali in chiesa, al seguito dei fedeli, pubblichiamo la seguente nota dell’Ufficio Liturgico diocesano.
«Il Codice di Diritto Canonico, la legge della Chiesa, non proibisce che un animale, come il cane o altri, entri in chiesa. Con ciò non si dice che tale pratica sia da approvare, senza distinzioni alcune. La preoccupazione che la chiesa, in quanto luogo sacro, sia riservato alla preghiera e non sia disturbato chiede ragionevolmente la pazienza di lasciare normalmente i propri animali a casa. Si possono dare tuttavia eccezioni per cui un animale è ammesso, a condizione che tanto l’animale quanto il suo padrone si comportino in modo appropriato al luogo di culto. Ad esempio, qualora qualche fedele sia a disagio per la presenza di un animale in chiesa bisogna salvaguardare la possibilità per il fedele di pregare serenamente, come anche qualora ci siano più animali che rischiano insieme di disturbare il clima di raccoglimento e di preghiera della comunità.
L’animale poi va tenuto a guinzaglio, vicino al padrone, e va portato fuori nel caso segnali comportamenti poco consoni al luogo sacro e alla comunità che sta celebrando. Insomma è questione di buon senso e di osservanza di quel rispetto dovuto sia alla comunità radunata per la celebrazione, sia alla sacralità di un luogo che – è bene ricordarlo – non è un luogo privato, ma neppure costituisce un luogo pubblico: ogni chiesa è un luogo sacro che lo Stato tutela nella sua unicità e specifi cità, e in cui «le comunità cristiane… accolgono come ospiti graditi tutti coloro che desiderano entrarvi per pregare, sostare in silenzio, o anche solo ammirare le opere d’arte sacra in esse presenti … chiedendo l’osservanza di alcune regole riguardanti l’abbigliamento e lo stile di comportamento» (da “L’accesso nelle chiese”, Nota del Consiglio Permanente Cei)».
Nota a cura dell’Ufficio Liturgico diocesano