Sabato 12 settembre 2020 l’Arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, ha portato un saluto alla manifestazione dei sindacati in piazza Castello, in segno di solidarietà personale e della Chiesa torinese all’iniziativa. Qui di seguito e in allegato il testo integrale del suo intervento.
«Cari amici,
mi permetto di chiamarvi così familiarmente perché mi siete molto cari e partecipo a tante vostre lotte e difficoltà. Oggi però non sono qui con voi per dirvi delle belle parole ma per esprimere la mia più sincera solidarietà e quella della Chiesa di Torino alla vostra manifestazione. Non è la prima volta come sapete che partecipo a momenti come questi e mi auguravo di non doverli ripetere. Purtroppo le situazioni invece di risolversi si vanno sempre più ingarbugliando a scapito di coloro che ne subiscono ormai da tempo le conseguenze negative.
Ringrazio le forze sindacali qui presenti e dò la mia piena approvazione a quanto esse hanno scritto nel manifesto di questo incontro in cui offrono indicazioni e proposte precise e concrete perché Torino ritorni ad essere un polo industriale di prim’ordine nel nostro Paese. Non possiamo e non dobbiamo rassegnarci al declino e alle difficoltà che pure ci sono e sono molto pesanti soprattutto per i giovani e per tante aziende che chiudono e lasciano i loro operai senza lavoro.
Torino ha le eccellenze e le competenze per reagire a ciò con l’apporto di tutte le componenti del mondo del lavoro, ma ha bisogno anche di essere sostenuta dalle istituzioni con appropriate risorse da parte del Governo centrale e locale necessarie a rilanciare la produzione nei settori del manifatturiero, del commercio, dell’agroalimentare e dei servizi che sono stati tradizionalmente nella nostra città e territorio molto attivi e di qualità riconosciuta sia in campo nazionale che internazionale.
Spero che questo incontro segni un rinnovato impegno da parte di tutti per ritrovare fiducia e speranza e assicuri una necessaria ripresa del lavoro in tutti i settori per offrire agli imprenditori, ai lavoratori e alle loro famiglie la certezza di un futuro ricco di prospettive positive. Non ci si può limitare a sostenere un pure importante assistenzialismo che dura però poco tempo e lascia le cose come le ha trovate ma è necessario perseguire una soluzione produttiva doverosa e possibile che salvaguardi il posto ad ogni lavoratore. Ne va della dignità dei cittadini prima ancora di essere un problema di economia e di impresa.
Ho provato diverse volte a rivolgermi ai vertici istituzionali nazionali e locali perché considerassero il lavoro il primo loro dovere e vi assicuro che continuerò a importunarli per sollecitare chi ha il compito di affrontare e risolvere i problemi della disoccupazione e della precarietà che assillano tanti operai e le loro famiglie, ad essere meno assenti nell’ascolto diretto della base e più concreti e coerenti a quanto si promette.
Mi auguro in proposito che martedì prossimo, l’incontro qui a Torino con il sottosegretario del ministero del Lavoro sul problema dell’ex Embraco trovi finalmente una soluzione che assicuri l’avvio dello stabilimento, salvaguardi il posto ai lavoratori e quindi un futuro con un progetto condiviso e realizzabile. I problemi infatti non si risolvono con le parole, ma con i fatti. Di buone intenzioni è lastricata la strada dell’inferno, dice il detto popolare.
Saluti cari dunque e buon incontro».