Domenica 15 novembre 2020, in occasione della IV Giornata mondiale dei Poveri, a Torino alle ore 12, mons. Nosiglia ha partecipato alla condivisione di viveri per persone fragili nella parrocchia Gesù Adolescente e alle ore 17 ha incontrato persone senza fissa dimora alla mensa «Spazio d’angolo».
Qui sotto il video della distribuzione di viveri alla parrocchia Gesù Adolescente:
In allegato una panoramica delle attività a favore delle persone più in difficoltà a cura di Caritas diocesana e Ufficio diocesano per la Pastorale Sociale e del Lavoro (mense, accoglienze residenziali e accoglienze notturne Fondo Sorriso)
Di seguito le riflessioni dell’arcivescovo di Torino mons. Cesare Nosiglia per la ricorrenza, pubblicate su «La Voce E il Tempo» del 1° novembre.
«”Tendi la mano al povero”. Questo invito, che Papa Francesco ha posto al centro del suo messaggio per la Domenica dei Poveri in programma il 15 novembre, ci sprona ad ascoltare la voce diretta o indiretta di tante persone che genericamente chiamiamo “poveri”: ma ciascuno di loro ha un nome, un volto, una vita tribolata che spera però nel Signore, l’unico che può comprendere il suo cuore e ascoltare il suo grido di aiuto che sale dall’anima. Ci sono tanti poveri che sono calpestati nella loro dignità di persone, figli di Dio come noi, redenti dallo stesso sangue di Cristo e malgrado ciò sanno alzare il loro sguardo al cielo per invocare misericordia e aiuto.
Gesù ci mostra tante volte nel Vangelo che tende la sua mano al povero, e non ha paura nemmeno del lebbroso perché sa bene come il contatto umano faccia sentire il poveretto una persona come le altre, un amico da accogliere e da abbracciare come segno di amore. Egli ci insegna dunque a tendere la mano a tante persone senza dimora che usufruiscono dei nostri dormitori e ad altri che vivono e dormono per strada fatti oggetto di compassione o forse nemmeno di uno sguardo da chi passa loro accanto.
Papa Francesco ci dice che in ciascuno di loro c’è il volto e il corpo sofferente del nostro Salvatore. E aggiunge poi una provocazione quando afferma “se incontri una persona che vive e dorme sulla strada puoi avere diversi atteggiamenti: puoi considerarla un delinquente, un fannullone, un pungiglione molesto per la tua coscienza, una immondizia che sporca lo spazio pubblico, allora non sarai mai cristiano… oppure puoi riconoscere in lui una persona umana che ha la stessa tua dignità, gli rivolgi un saluto, gli dai qualcosa, gli dimostri amicizia, allora sarai cristiano e benedetto da Dio insieme con lui o lei”. In ogni persona dunque c’è l’impronta di Dio che lo ama e, anche se la sua vita la giudichiamo misera e bisognosa solo del nostro aiuto, in realtà è un concreto segno della stessa persona di Gesù che ci interpella e ci chiede amore. Allora comprendiamo quanto ci dice il Signore: tutto ciò che avrai fatto a favore di uno solo di questi tuoi fratelli e sorelle più poveri, affamati e assetati, privi di una casa, stranieri malati e carcerati l’hai fatto a me.
Purtroppo i poveri vengono considerati spesso non solo come persone indigenti che vanno aiutate, ma come portatrici di insicurezza, instabilità, disturbo, per cui si tende a tenerli distanti da sé, fuori dalle nostre chiese e dalle nostre case. Non ci si rende conto che così facendo allontaniamo sempre più il Signore stesso da noi e ogni nostra preghiera cade nel vuoto.
Perché solo se sappiamo stabilire una relazione amicale con il povero, Dio ascolterà la nostra preghiera che chiede aiuto per la salute, e per ogni altra necessità familiare. Possiamo dunque chiederci: nella nostra parrocchia e nei nostri paesi e città i poveri come sono considerati, amati, cercati e sostenuti? Se è vero che il volontariato e tante realtà religiose e civili si prestano per stare loro vicino e aiutarli nelle loro necessità, una parte della popolazione, quella che sta bene e meglio di tanti altri, li considera gente marginale o da scartare e ha verso di loro tanta indifferenza e noncuranza. Sono soprattutto i loro diritti di giustizia che vengono meno e noi sappiamo bene che la carità anche più grande, fatta di sussidi e di elemosine, non deve mai supplire dal riconoscere i loro diritti fondamentali che sono propri di ogni altro cittadino.
Come mai questa indifferenza e ingiustizia? In questo giorno dedicato alla preghiera e all’incontro con i poveri siamo chiamati a fare un serio esame di coscienza da parte di tutti, le istituzioni, il volontariato, la Chiesa e le Chiese e comunità religiose di altre fedi, il mondo economico e sociale, quello culturale e politico, per capire se siamo davvero capaci di riconoscere i loro diritti e accompagnarli per dare loro risposte appropriate ad affrontare e risolvere i loro seri problemi. A volte ho l’impressione che, più che ascoltare e più che rispondere alle loro concrete e vere necessità, siamo preoccupati di soddisfare quanto noi abbiamo deciso per loro. Il nostro impegno non può limitarsi a varie forme, pure utili, di assistenza ma richiede di donare il nostro cuore perché ciò che diciamo loro o doniamo sentano che parte dal nostro amore per ciascuno di loro riconosciuto come una persona che va dunque valorizzata e resa partecipe a tutto campo della vita ordinaria e propria di ogni cittadino.
Non dimentichiamo che la povertà non è mai cercata o voluta, ma imposta dall’egoismo degli altri, dall’essere scartati dai circuiti di cittadinanza, dalla avidità di chi vuole tenere stretto per sé quanto possiede, dalle tante ingiustizie di cui i poveri sono succubi. La prigionia della povertà può essere spezzata solo se ciascuno si sente custode di suo fratello o sorella che vivono nella miseria morale o fisica e sociale. Sono forse io custode di questi poveri che incontro nella mia giornata? Ci si può chiedere. Si confonde custode con colpevole e ci si acquieta così la coscienza. Riconoscersi custodi significa al contrario porre un argine al crescere della povertà perché ci pone nella condizione di sentirci tutti poveri nei confronti di Dio, per cui la solidarietà reciproca aiuta a cercare la vera ricchezza che sta nella persona e non nei beni che possiede o nella vita più o meno comoda e assicurata.
Ogni persona che incontriamo è un dono e un valore ben superiore ad ogni altra ricchezza, è un capitale di prim’ordine che vale più di tutto come ci dice il Signore: che vale all’uomo guadagnare le ricchezze e tutti i beni di questo mondo, se perde uno solo dei suoi fratelli? I poveri poi non lo dimentichiamo mai sono i nostri Maestri, quelli che ci evangelizzano perché vivono la stessa povertà di Cristo e ce la comunicano con il loro esempio, la loro pazienza e le loro sofferenze. Di loro dice la grande Santa Madre Teresa: io ogni giorno vado a scuola dai poveri, la mia università è la strada e i miei professori sono loro che mi insegnano a vivere il vangelo della gioia e dell’amore.
In questa domenica dei poveri vogliamo sperimentare la gioia di stare insieme con il Signore nella preghiera e dopo nella comunione fraterna con i poveri che conosciamo o incontriamo. Condividiamo così due momenti forti che ci danno fiducia e speranza e testimoniano la bellezza dello stare insieme come fratelli e sorelle della stessa famiglia
Mons. Cesare Nosiglia
Arcivescovo di Torino»
TESTI E PREGHIERE PER LE COMUNITA’
Una Giornata per rimettere al centro il povero, ma non per buonismo. Una giornata per riflettere e pregare, non centrata su raccolte di fondi. Questa è la Giornata mondiale dei Poveri che il 15 novembre tutte le comunità parrocchiali e religiose, le famiglie e i singoli erano invitate a celebrare.
Per coglierne lo spirito, per trovare spunti di riflessione e proposte di preghiera, sul sito della Caritas diocesana torinese (www.caritas.torino.it) e sul portale della diocesi si possono trovare diversi materiali curati dalle Caritas di Piemonte e Valle d’Aosta: dal messaggio di Papa Francesco «Tendi la tua mano al povero» al testo di don Salvatore Ferdinandi, Vicario episcopale della diocesi di Terni Narni Amelia, già responsabile del Servizio promozione Caritas di Caritas Italiana, dalle indicazioni per la liturgia alle locandine, perché il primo obiettivo della Giornata e far sì che il più possibile si prenda coscienza della centralità del povero, di una concezione di povero come «maestro e tramite».
«La Giornata», spiega Pierluigi Dovis, direttore della Caritas di Torino, «è l’occasione per ricordarci che siamo Chiesa nella misura in cui siamo servitori dei poveri, riconoscendo in loro la presenza del Signore: serviamo loro per servire il Signore». Dal riconoscere la centralità del povero la Giornata diventa anche invito a riflettere su quali azioni si possono compiere, ma soprattutto su quali relazioni si possono instaurare. «Quest’anno l’emergenza Covid», prosegue Dovis, «rende più complicato il concretizzare la prossimità con un invito a pranzo come si proponeva in passato, ma la Giornata può essere l’occasione per fermarsi ad analizzare quale posto occupa il povero nella vita di ciascuno e per offrire la preghiera come azione di carità».
Una Giornata infine per domandarsi anche chi sono i poveri, uscendo dagli schemi di chi li identifica come senza dimora o questuanti: «Riconoscere la povertà di relazioni, la povertà di senso, la fatica spirituale che toccano le persone intorno a noi», conclude, «è un passo importante per andare incontro nel quotidiano alla sofferenza di tanti, a quelle sofferenze per le quali non è solo o non è tanto l’aspetto economico a pesare, e per le quali è proprio il tendere la mano, il farsi prossimo con la propria umanità e persona, il passaggio da compiere».
DISTRIBUZIONE DI BENI DI PRIMA NECESSITA’ IN VIA ARQUATA
Vicinanza. In un tempo di distanziamento e paura, è parola preziosa, ma difficile da attuare. Parola preziosa soprattutto per le famiglie fragili e in situazioni di disagio che già nell’ordinario sono in difficoltà e che ora con la pandemia sono ancora più a rischio. Per questo la Caritas diocesana di Torino con il Banco Alimentare del Piemonte e in collaborazione con la parrocchia S. Giorgio Martire e i volontari della comunità di S. Egidio, con la Conferenza di S. Vincenzo S. Giorgio, il centro d’ascolto della parrocchia, alcuni dipendenti dell’Agenzia Territoriale per la Casa Piemonte Centrale (Atc) hanno organizzato venerdì 30 ottobre 2020 la «tisana solidale».
Circa 200 nuclei famigliari residenti sul territorio della parrocchia di San Giorgio e in particolare nei palazzi Atc di via Arquata, hanno ricevuto, secondo un preciso programma attento al distanziamento, beni alimentari di prima necessità e materiale per pulizie. Ai bambini sono stati anche consegnati giocattoli. Ha presenziato alla distribuzione l’Arcivescovo Nosiglia. Alle famiglie è stata data anche una confezione di tisana «da bere in famiglia quale segno di condivisione e fratellanza».
(testi di Federica BELLO da «La Voce E il Tempo» del 1 novembre 2020)
Qui sotto il video con un estratto del messaggio di mons. Nosiglia in preparazione alla Giornata mondiale dei poveri del 15 novembre 2020: