«Rispondere ai bisogni di accoglienza, protezione e sostegno alle funzioni genitoriali attraverso percorsi di autonomia, inclusione sociale e lavorativa». È l’obiettivo del Protocollo d’Intesa firmato giovedì 23 settembre 2021 al Cottolengo di Torino tra la Piccola Casa della Divina Provvidenza e il Gruppo Abele.
Hanno sottoscritto il documento il Padre generale della Piccola Casa, don Carmine Arice, e il fondatore e Presidente del Gruppo Abele, don Luigi Ciotti.
I due enti, in particolare, si impegnano a realizzare un programma congiunto di attività mettendo a sistema le proprie risorse materiali e immateriali per implementare azioni già portate avanti dal Gruppo Abele: fra esse, il sostegno a favore di adulti, giovani e minori svantaggiati, a causa di condizioni fisiche, economiche, sociali e familiari, che si trovano in situazioni esistenziali particolarmente difficili per dipendenze, aids, disagio psichico, carcerazione, violenza domestica e di genere, tratta delle persone, vulnerabilità sociale, discriminazioni ed emarginazioni.
La sinergia prevede il potenziamento degli interventi per offrire accompagnamento a queste persone, anche con specifiche e diversificate attività educative, di accoglienza, di formazione e di avvio al lavoro e, più in generale, di aiuto; inoltre le due realtà si impegnano a promuovere la costituzione di comunità di accoglienza, enti ausiliari, attività di lavoro risocializzanti o socialmente utili, oltre all’istituzione di borse lavoro e all’erogazione di sussidi.
Il protocollo mira, inoltre, a mettere in atto tutte le iniziative possibili dirette alla realizzazione di condizioni che favoriscano un positivo inserimento nella società delle persone accompagnate.
La Piccola Casa, in particolare, metterà a disposizione alcuni immobili, frutto della generosità dei benefattori, sulla scia del progetto «Domus», dedicato al sostegno di famiglie disagiate attraverso l’assegnazione di una casa, e condividerà gli interventi di accompagnamento sopracitati promossi dal Gruppo Abele.
«La Piccola Casa», ha evidenziato il Padre generale don Carmine Arice, «continua ad ascoltare il grido dei poveri come dagli inizi dell’opera fondata da San Giuseppe Benedetto Cottolengo. Il Protocollo firmato oggi si inserisce, dunque, in uno stile di ascolto perché questo grido è il grido di Cristo stesso. Ed ecco il senso della collaborazione con il Gruppo Abele: una delle diverse sinergie che la Piccola Casa sta promuovendo come espressione della Chiesa-Comunione, testimone della carità. Sono, quindi, particolarmente lieto che anche con il Gruppo Abele, con cui da tempo intercorre un legame di vicinanza e di stima, possa prendere forma questa corresponsabilità che intende offrire risposte alle fragilità che sono in costante aumento.
La speranza è che il Cottolengo possa fare la propria parte affinché le persone che saranno accolte negli alloggi messi a disposizione dalla Piccola Casa non trovino naturalmente solo una casa, ma soprattutto delle mani che si stringono a loro, una vicinanza relazionale che cura, accoglie e si fa prossimità. L’auspicio è, quindi, che segni e realtà come queste si moltiplichino perché i bisogni stanno crescendo ed è sempre più necessario attrezzarsi per dare risposte adeguate».
«Questo è un protocollo solo dal punto di vista formale», ha sottolineato il fondatore del Gruppo Abele don Luigi Ciotti, «in concreto è la ratifica di un incontro “scritto” nell’anima di una città, Torino, che in varie forme e modi dagli albori dell’Ottocento è stata la “culla” in Italia dell’impegno sociale in favore degli ultimi, dei fragili e dei dimenticati. È bello che, come due fiumi che sono corsi paralleli verso lo stesso mare, lo stesso orizzonte di speranze e impegno per realizzarle, la Piccola Casa della Divina Provvidenza e il Gruppo Abele trovino oggi una confluenza, una corresponsabilità. Perché l’impegno sociale – non mi stancherò mai di ripeterlo – non è cosa per “navigatori solitari”. La giustizia sociale e i diritti, la dignità e la libertà delle persone sono beni comuni che solo insieme possiamo realizzare. Questa aspirazione, da oggi ancora più strettamente condivisa, a costruire un presente più giusto e più umano, trova le sue radici nel Vangelo e nella Costituzione, due testi dalle evidenti corrispondenze. La Parola del Signore che non è solo pane spirituale, ma anche indicazione a costruire il Regno dei Cieli già qui sulla Terra. E la legge fondamentale dello Stato, che traspone in linguaggio giuridico i valori della nostra “religione civile”: libertà, uguaglianza, solidarietà».