«Abbiamo dei giorni davanti per poter accorciare le distanze da Dio, per farci riconciliare da Lui». Questo è il senso e, insieme, l’augurio per il cammino di Quaresima offerto dal card. Roberto Repole, arcivescovo di Torino e vescovo di Susa, nell’omelia per la Messa del 𝟱 𝗺𝗮𝗿𝘇𝗼 2025, Mercoledì delle Ceneri, in Cattedrale a Torino.
«Ognuno sa nel suo cuore quali siano le distanze da Dio che pone con la sua vita, con i suoi pensieri, con le sue intenzioni», ha detto il card. Repole. «Ma forse ci sono alcune distanze che fanno parte del nostro essere donne e uomini in questi giorni». Ad esempio «la distanza dell’indifferenza rispetto ai luoghi e ai focolai di guerra, purtroppo sempre più pesanti attorno a noi. Possiamo essere indifferenti o per paura oppure per la spettacolarizzazione, che ci fa vedere le immagini della guerra come se fossero immagini tra le altre, senza più sentire nel cuore che ci sono vite, che ci sono sofferenze, che ci sono tragedie».
E poi «la distanza della rassegnazione alle profonde ingiustizie umane. Quella distanza che sta nel pensare che i poveri, i miseri ci sono e rimarranno tali per sempre; che i perseguitati esistono e debbono rimanere così per sempre». E, ancora, «la distanza che consiste nella perdita del desiderio. Possiamo attraversare la nostra vita senza più coltivare dei desideri grandi per noi e per tutta l’umanità». E, infine, «la distanza che è data dalla perdita dell’intimità e della interiorità. Siamo sempre più connessi in mille modi, ma questa iperconnessione può farci perdere di vista che noi non siamo il prodotto di ciò che pensano gli altri di noi, di ciò che gli altri “messaggiano” di noi». Solo il Padre nostro «che vede nel segreto», ha ricordato l’arcivescovo, è capace di non sporcare la nostra interiorità.
La Quaresima è dunque tempo propizio per riavvicinarci a Dio e lasciarci riconciliare da Lui. Ma, ha concluso il Cardinale, «se pensassimo che questi giorni saranno un itinerario tutto deposto nelle nostre mani e nelle nostre forze, potremmo essere disperati. Tutto cambia se interiorizziamo la Parola di Paolo: Dio ha fatto Cristo “peccato”, ha permesso che condividesse con noi tutto, che ci fosse vicino anche là dove noi ci distanziamo da Dio. Più sentiamo questa vicinanza, più siamo spronati a camminare».