Martedì 9 aprile ore 18-20, in via Fiochetto 15 a Torino, si tiene l’ultimo incontro del ciclo «Lingue sacre e linguaggi» a cura di di ISA Academy ETS. L’iniziativa ha ricevuto il sostegno della Fondazione CRT, nonché il patrocinio della Regione Piemonte, del Comune di Torino, della Circoscrizione 7 e dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte.
Tutti gli appuntamenti sono ad ingresso libero, in presenza, con registrazione e pubblicazione su canale Youtube di ISA Academy ETS e Centro Dar al-Hikma.
Per rispondere alle fake news è stato introdotto il fact checking, la verifica della veridicità delle notizie. Ma esiste una verifica anche delle idee preconcette e degli stereotipi con cui interpretiamo la realtà, ad esempio quando vediamo solo alcuni “fatti” invece di altri? Insomma uno sterotype checking?
La pretesa di essere sempre il più possibile “oggettivi” fa sembrare i racconti contenuti nei testi sacri o nelle raccolte tradizionali “favole degli antichi”, come già all’epoca del Profeta Muhammad venivano schernite alcune narrazioni del Corano.
Eppure, a volte, sono proprio i racconti antichi quelli che più ci parlano in un eterno presente, essendo ancora più attuali della cronaca. La differenza da cogliere, allora, potrebbe essere non tanto tra racconto vero o falso, ma tra utilizzo di archetipi e linguaggio simbolico rispetto a stereotipi e idolatria dell’oggettività materiale.
Durante la serata si cercherà di capire come questa consapevolezza possa aiutare anche chi cerca di narrare la realtà contemporanea.
Interverranno:
- YOUNIS TAWFIK – Centro Culturale Dar al Hikma
- SARAH KAMINSKI – Comunità Ebraica di Torino
- BRUNO GERACI – Giornalista e docente di Linguaggi e psicologia delle comunicazioni-Università Pontificia Salesiana
- DILETTA BERARDINELLI – Network Radicalisation Awareness della Commissione Europea
MODERA IDRIS ABD AL-RAZZAQ BERGIA – COREIS Comunità Religiosa Islamica Italiana
Perché parlare di lingue sacre?
Un mondo globalizzato dove si va sempre di più verso alcune, poche, lingue “franche”, uguali per tutti, o verso modi di espressione standardizzati nella comunicazione dei nuovi media, tra hashtag ed emoji, richiede nuovi strumenti culturali che aiutino a non perdersi nelle comunità virtuali, sostenendo e rinforzando il patrimonio delle comunità reali, fatte di specificità culturali, linguistiche ma anche spirituali.
Le comunità abramiche sono chiamate, nell’Islam, “genti del Libro”, in quanto fondate su Libri rivelati in lingue sacre che sono tutt’oggi alla base della vita religiosa per miliardi di fedeli, uomini e donne in tutto il mondo.
Allora, riscoprire la bellezza e complessità di questi linguaggi, così come la ricchezza delle forme d’arte basate sulla calligrafia e le lingue sacre, ma anche la poesia religiosa, può rappresentare un’occasione per prevenire i pericoli di una conoscenza alterata dagli stereotipi e da una visione soltanto quantitativa e “misurabile” della verità e della Storia.
Conoscere e imparare a custodire questo patrimonio, riconoscendone la complessità, diventa oggi essenziale anche come antidoto al radicalismo, per contrastare quel processo di impoverimento della profondità del linguaggio che porta al letteralismo, fenomeno alla base di ogni formalismo nelle religioni.