ARCIDIOCESI DI TORINO
UFFICIO COMUNICAZIONI SOCIALI
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PASTORALE FAMIGLIA SULLE “NOZZE” GAY :
NOTA DELL’UFFICIO PER LA PASTORALE DELLA FAMIGLIA DELLA CURIA DI TORINO
NOTA DELL’UFFICIO PER LA PASTORALE DELLA FAMIGLIA DELLA CURIA DI TORINO
Riguardo alla recente celebrazione simbolica delle “nozze” tra due donne lesbiche a cui ha partecipato anche il Sindaco di Torino Sergio Chiamparino, l’Ufficio della Pastorale per la Famiglia della Curia Metropolitana desidera fare conoscere il pensiero della Chiesa già espresso dalle perplessità del Cardinale Poletto in merito a tale presa di posizione del Sindaco. Si precisa che non sono in discussione né il valore della famiglia tradizionale e nemmeno l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, ma il modo di far coesistere questi valori.
Nel ribadire che la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna è realtà naturale a fondamento della società e del futuro stesso dell’umanità, la Chiesa non ignora che oggi si assiste ad un fenomeno di pluralizzazione dei significati di famiglia, né ignora la realtà delle persone omosessuali che si battono per una parità di diritti come cittadini. Tuttavia, essa riconosce che la famiglia tradizionale fondata sul matrimonio, pur in questi tempi di epocali cambiamenti, costituisce il nesso fondamentale tra individuo umano e società e ricorda che anche la Costituzione italiana (art. 29) lo ribadisce: si tratta di un bene fondato su un dato anzitutto antropologico. Claude Lévi-Strauss, recentemente scomparso, affermava che la famiglia «trova origine nel matrimonio; consiste nel marito, nella moglie e nei figli nati dalla loro unione…» (Razza e storia, 1967).
Alla Chiesa sta anche a cuore il valore dell’uguaglianza dei cittadini, sancito dalla Costituzione italiana, un’uguaglianza che deve contrastare «ogni forma di discriminazione e i più diversi atteggiamenti di rifiuto, riguardino l’età, la diversa abilità, l’appartenenza a minoranze etniche, politiche o religiose, l’orientamento sessuale e l’identità di genere», come ha affermato il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano tramite un suo portavoce al recente congresso dell’Arcigay tenutosi a Perugia. Ma nello stesso tempo, la Chiesa non può accettare l’equiparazione della famiglia tradizionale fondata sull’amore fedele tra un uomo e una donna e aperto al bene della società alla relazione d’amore tra due persone dello stesso sesso e questo non per un fatto primariamente morale o peggio discriminatorio, ma anzitutto perché si tratta di realtà umane connotate da differenze di finalità e di realizzazione.
Riteniamo, dunque, sia scorretto pensare l’amore omosessuale in perfetta analogia con l’amore eterosessuale: conosciamo quest’ultimo, dobbiamo trovare forse delle categorie adeguate e rispettose della dignità umana per il primo, ma avendo l’onestà di fare le debite distinzioni. Distinguere e differenziare è il presupposto della costruzione di una civiltà che sia degna di questo nome e non necessariamente sinonimo di ingiusta discriminazione. Così alla Chiesa appare semplicistico e fuorviante parlare di nozze o matrimonio omosessuali senza per questo voler avallare alcuna tesi apertamente o velatamente discriminatoria. In tal senso la partecipazione di un’autorità civile ad una celebrazione di “nozze gay” non può non correre il pericolo di creare una confusione deleteria nel mondo contemporaneo già così frammentato, una confusione che non giova alla fine nemmeno alla stessa giusta causa di non fare dei cittadini di serie B.
Il Direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali
Don Livio DEMARIE
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