Sanità cattolica: un bene per tutti

Comunicato stampa del 19/01/2011

ARCIDIOCESI DI TORINO
UFFICIO COMUNICAZIONI SOCIALI
Via Val della Torre 3, 10149 Torino
Tel. 011.5156315 – fax 011.8283110 – comunicazioni@diocesi.torino.it
 

Sanità cattolica: un bene per tutti
 
Il prossimo 29 gennaio viene costituito presso la Curia arcivescovile di Torino, alla presenza di mons. Cesare Nosiglia arcivescovo di Torino e presidente della CEP e di mons. Guido Fiandino, Vescovo delegato CEP per la Pastorale della Salute, il «Tavolo fra gli organismi di ispirazione cristiana operanti nel settore sanitario nella Regione Piemonte», costituito dalla Consulta regionale per la Pastorale della Salute della Conferenza Episcopale Piemontese nel maggio 2009. Il progetto è nato come segno di attenzione da parte della Chiesa piemontese nei confronti della missione che queste opere, segno della comunità cristiana, svolgono a favore dei malati e della promozione della vita e della salute in Piemonte. I componenti del Tavolo sono i legali rappresentanti dei 5 Presidi Ospedalieri cattolici (ex art. 43 della L. 833/78), dei 4 centri di riabilitazione, delle 7 case di cura e la presidente dell’associazione di categoria ARIS.
 
 
La nota pastorale Cei «Predicate il Vangelo e curate i malati» del giugno 2006 dedica una particolare attenzione alle Istituzioni Sanitarie d’ispirazione cristiana cui riserva ben nove numeri del documento, sottolineando l’importanza e la profezia evangelica che tali opere rivestono.
In particolare è bene ricordare quanto i Vescovi affermano nella citata Nota ai nn. 38 e 39: «Una modalità specifica per testimoniare la speranza cristiana nel mondo della salute è data dalla presenza delle istituzioni sanitarie cattoliche. Esse mantengono la loro ragione di essere all’interno di un orizzonte sanitario sempre più complesso e attraversato da numerosi problemi. ».
 
E, al numero 39: «Le istituzioni sanitarie cattoliche possono offrire, in un clima di dialogo e di collaborazione, un significativo contributo al mondo della sanità per una cura più umana della persona. Esse, infatti, non sono da considerarsi ‘sanità di parte’, bensì componente integrante nella programmazione del sistema sanitario nazionale, per cui è giusto che godano degli stessi diritti e abbiano gli stessi doveri delle altre istituzioni sanitarie». La stessa nota, inoltre, al n. 62, auspica che «gradualmente vengano costituiti con le stesse finalità ‘Tavoli’ delle istituzioni sanitarie di ispirazione cristiana a livello regionale o interregionale».
 
Questo nuovo organismo, dunque, nasce in un solco di attenzione di Chiesa che non è mai venuto meno. A questo proposito non possiamo non condividere le preoccupazioni che ci vengono segnalate dai 5 presidi sanitari cattolici presenti nella nostra diocesi, i quali svolgono un servizio altamente qualificato e stimato dalla popolazione residente. Tali presidi ospedalieri, equiparati in tutto e per tutto alle strutture sanitarie pubbliche, fatta salva la proprietà che è degli enti religiosi, perseguono un interesse pubblico sulla carta riconosciuto, ma nella pratica disatteso. Il grande sforzo di questi anni è stato quello dell’adeguamento delle strutture e degli standard assistenziali, ottenendo l’accreditamento istituzionale e un riconosciuto livello di eccellenza medica e assistenziale.
 
I piani di rientro finanziario della Regione Piemonte, che imporrebbero anche ai presidi cattolici una riduzione del 5% del budget annuale, rischiano di mettere in ginocchio queste realtà no-profit, obbligandoli a chiudere servizi essenziali, a diminuire significativamente l’offerta sanitaria o, ancora peggio, ad assumere la decisione di vendere la struttura. La Regione, interlocutrice dell’ARIS che ne raccoglie le istanze, è chiamata a dare risposte concrete, sia pure nel rispetto degli obiettivi di risparmio e di ottimizzazione delle risorse e a non limitarsi a dichiarazioni benevole e di apprezzamento del lavoro svolto da questi ospedali, non offrendo loro le risorse sufficienti a sopravvivere.
 
Comprendo la delicatezza del problema e la difficoltà oggettiva che una crisi economica impone, ma questi ospedali, il cui numero è assai ridotto, appena 5, in relazione ai servizi eccellenti che svolgono sul territorio a beneficio di tutti, credo meritino non solo dichiarata ma effettiva attenzione.
L’istituendo «Tavolo regionale» è quindi un ulteriore segno che queste storiche istituzioni hanno nella Chiesa un loro riferimento certo.
 
don Marco BRUNETTI
Incaricato regionale CEP e direttore diocesano per la Pastorale della Salute
 
 


Il Direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali
Don Livio DEMARIE
+39 377 1168020
 
 
 
 
condividi su