«Si sente impellente il dovere di fondare la nostra economia su un preciso orientamento etico e antropologico che ponga sulla persona, non sul mercato da solo, la forza stessa dell’economia», afferma l’Arcivescovo di Torino nel messaggio per la solennità di San Giuseppe Lavoratore il 1° maggio 2015. «Si apre una sfida per superare quella finanza che, finora, si è presentata come negazione del primato dell’uomo. La mancanza di lavoro uccide, poiché è “un’economia dell’esclusione e della inequità” (Evangelii gaudium, 53)».
E aggiunge: «È facile disperare, ma è senz’altro più umano e cristiano sperare. È Cristo la nostra Speranza e ciò è vero in ogni situazione della vita, compresa quella dell’uomo precario, dell’uomo che vive la sua precarietà come una prigione, di chi fatica e di chi si sente smarrito e forse anche deluso».
In conclusione mons. Nosiglia ricorda che «la visita tra noi dell’amato Papa Francesco è una provvidenziale occasione per sentirci incentivati e motivati a creare e testimoniare, con tutti i mezzi a nostra disposizione, un’autentica ed efficace rivalutazione del lavoro come espressione creativa dell’uomo e come contributo personale al benessere collettivo».
Nella sez. Documenti del sito il testo integrale del Messaggio dell’Arcivescovo per la festa di San Giuseppe Lavoratore.