Di seguito il testo della lettera aperta, diffusa il 19 settembre 2015, con cui l’Arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, ringrazia famiglie e comunità che hanno risposto con generosità all’invito del 29 agosto scorso ad accogliere fratelli e sorelle rifugiati.
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NON VI LASCEREMO SOLI
«Care famiglie e comunità
che avete accolto con generosità e impegno l’invito ad accogliere i nostri fratelli e sorelle rifugiati, scrivo per ringraziarvi. Con la vostra disponibilità voi state testimoniando a tutti che cosa significa vivere l’Amore più grande, il dono di Dio che ci fa tutti fratelli. Ho ricevuto tante lettere ed e-mail, e sono rimasto commosso, perché ho pensato subito a quanto è vero che «Dio ama chi dona con gioia», come ci ricorda San Paolo. E so che il Signore ricolma di benedizione coloro che agiscono così come voi fate. Il vostro è anche uno stimolo forte per i vostri figli e per tutti i giovani, perché insegna loro che cosa è davvero importante nella vita. Questo accogliere chi ha bisogno è una “proposta educativa” molto concreta e che va contro corrente rispetto a una cultura che “insegna” ai giovani solo a soddisfare i propri desideri, e a credere che al mondo ci siamo solo noi e “i nostri”.
Non vi lasceremo soli.
Saremo con voi a gestire l’accompagnamento di coloro che accoglierete nelle vostre case o comunità. Vi saremo accanto, per affrontare insieme le necessità o risolvere ogni eventuale difficoltà. La Caritas, la San Vincenzo, l’Ufficio Migranti e tante altre associazioni e gruppi che operano nelle parrocchie hanno già attivato attorno a voi e con voi una “rete di prossimità” che sostenga la vostra generosità impegnando i volontari che già agiscono con frutto sul territorio.
Ringrazio sentitamente quanti in questo periodo fanno pervenire contributi anche finanziari per sostenere questa iniziativa. E anche qui mi sorprendono tante persone, famiglie e comunità che avrebbero bisogno loro di ricevere aiuto e che si preoccupano invece di pensare a chi sta peggio di loro. Ho ricevuto offerte da bambini e ragazzi che svuotano il loro salvadanaio, pensionati che con sacrificio inviano un piccolo contributo. Ci sono parrocchie che, non potendo accogliere direttamente, fanno una colletta inviando poi il ricavato; gruppi di famiglie che decidono di tassarsi per un contributo mensile; professionisti o imprenditori che rinunciano a parte dello stipendio per donarlo. Persino, e devo proprio ricordarlo, sono arrivati soldi da alcuni senza fissa dimora, che hanno “girato” parte delle elemosine ricevute!
Grazie dunque e continuiamo così ad aiutarci tutti insieme, perché il bene fatto senza ricevere niente in cambio è l’investimento più prezioso anche per noi, per le nostre famiglie e comunità. Io prego in ginocchio per tutte queste persone, per tutti voi; ringrazio la Provvidenza del Signore, perché vedo in tutto questo un segno grande e commovente: i nostri occhi non sono chiusi al bisogno dei fratelli, i nostri cuori sono sempre capaci di aprirsi a un abbraccio d’amore.
Dio vi benedica e vi conceda pace.
Vescovo, padre e amico»