BATTESIMO, ARCHITETTURA E ARTE INIZIAMO UN PERCORSO PER RITROVARE LE NOSTRE RADICI
I battisteri, «memorie» delliniziazione cristiana
Le nostre «bacinelle provvisorie e semoventi parlano di comunità sradicate, incerte e provvisorie»
Sfogliando un manuale scolastico di storia dellarte, o unenciclopedia di storia dellarchitettura, non si può non riconoscere una stagione in cui i battisteri hanno assunto un valore artistico e simbolico imponente: Pisa, Firenze, Parma, ma anche Cremona, Pistoia, Prato, Volterra, per spaziare da Chieri ad Aquileia, da Verona ad Ascoli Piceno. Una stagione unica, concentrata però nel tempo e nello spazio, con esiti straordinari soprattutto nelle città comunali del centro-nord della penisola. I battisteri erano concepiti come «monumenti», nel senso più profondo ed etimologico del termine: «memorie» delliniziazione cristiana di tutti i cittadini, ma anche memorie e vessilli dellidentità comunitaria, religiosa e civile.
Di fronte alla complessità di alcuni battisteri e dei loro cicli iconografici, ci possiamo lecitamente chiedere se fosse realmente necessario uno scenario tanto monumentale per celebrare bene il primo dei sacramenti delliniziazione cristiana. Mentre i costruttori medievali si succedevano, nelle generazioni, per aggiungere nuove memorie ai battisteri, san Tommaso ad esempio ricordava che per la validità del sacramento bastano labluzione e la formula battesimale trinitaria, sebbene la ricchezza di altre azioni rituali, simboli e apparati iconografici potesse avere un valore pedagogico e mistagogico. Peraltro, fin dalle origini della dimensione pubblica del cristianesimo (IV sec.) il luogo del battesimo e, più in generale, dei sacramenti delliniziazione aveva iniziato ad assumere un valore monumentale e pedagogico, pubblico nei confronti della comunità, ma anche della società.
È forse proprio tale intreccio tra cultura e liturgia che rende affascinante la storia dei luoghi del battesimo, siano essi battisteri autonomi o fonti battesimali allinterno delle chiese: una simbiosi multiforme tra lidentità cristiana e lidentità sociale, una complessità di relazioni tra famiglia, Chiesa e società che ha determinato una straordinaria ricchezza di riti, simboli e luoghi, cui vengono demandati i compiti di accompagnare i fedeli nel mistero, di aiutare lassemblea a celebrare bene, di perpetuare la memoria della comune nascita di tutta la comunità da una stessa sorgente di vita.
Ogni contesto geografico e ogni tempo hanno definito un modo diverso di concepire il luogo del battesimo: alle origini, spazi naturali esterni lungo i corsi dacqua; poi luoghi ben specifici, utilizzati solo per il rito battesimale durante la grande veglia pasquale; quindi, con il ramificarsi della rete parrocchiale, tanti piccoli fonti, ospitati allingresso delle chiese, tra le arcate delle navate o in cappelle laterali. Cambia il modo di intendere il ruolo del battistero, perché cambiano il significato sociale del sacramento e le modalità con cui viene celebrato: hanno conseguenze sullarte e sullarchitettura non solo il passaggio dallimmersione degli adulti allinfusione sugli infanti, ma anche il passaggio dallunicità del fonte nella diocesi alla sua moltiplicazione nelle parrocchie, o il passaggio dalla celebrazione durante la veglia pasquale alla celebrazione quam primum, in ogni momento dellanno.
Anche larchitettura e larte, quindi, sono state segnate dalla parabola che porta dalla celebrazione solenne comunitaria a un rito privatizzato e talora frettoloso, parabola cui il Vaticano II ha tentato di imprimere uninversione di tendenza, per tornare a sottolineare la dimensione comunitaria delliniziazione cristiana, dei bambini come degli adulti.
Se i cristiani, nei secoli e nei continenti, hanno avuto forme così diverse di battisteri e di fonti, esiste oggi una soluzione, per le comunità post-conciliari dellOccidente secolarizzato? Certamente non esiste un modello, ma ci sono tante sperimentazioni interessanti, per lo spazio e per liconografia, che assumono rilievo particolare perché purtroppo restano rare: è evidente lo squallore di tante bacinelle provvisorie, semoventi, che parlano di comunità sradicate, incerte, provvisorie su questo punto. Comunità che fanno fatica a confrontarsi con la storia, e che traducono listanza di «partecipazione» in una semplice e pigra «visibilità», di tipo quasi televisivo.
Il percorso che proporremo nelle pagine del nostro settimanale partirà dalla storia, per arrivare però presto alle sfide della contemporaneità, alla ricerca di spazi, manufatti e modalità celebrative che possano invitare le comunità a rifondare le proprie radici e a progettare percorsi di iniziazione cristiana in luoghi stabili, durevoli e significativi.
Andrea LONGHI
Testo tratto da «La Voce del Popolo» del 14 ottobre 2012