Commento lunedì 10 marzo 2014

Lunedì 1ª settimana di Quaresima (Lv 19,1-2.11-18; Sal 18; Mt 25,31-46)

 
Seduti alla sua destra (Mt 25,33)
Stare seduti alla destra o alla sinistra di Dio non significa essere in un luogo piuttosto che in un altro, ma significa partecipare o meno alla costruzione del Regno su questa terra, significa volere o meno essere segno di salvezza per un’umanità sofferente che da ogni parte ci provoca ad essere testimoni.
 
Essere collocati a destra o a sinistra non si riduce ad un mero discorso di premio/punizione, (oppure inferno/paradiso) ma si ricollega al discorso delle beatitudini per cui i beati, i giusti, avranno la loro ricompensa non in un futuro che non ci è dato di conoscere, ma in un presente che è l’eterno presente di Dio, in cui le pecore si riconoscono dai capri dal modo in cui sanno fare della carità il loro modo per esprimere la propria umanità. Carità senza l’attesa della ricompensa, carità spesso inconscia di chi guarda l’uomo attraverso la lente di Dio e semplicemente, umilmente, tenta di contribuire alla sua promozione. In questo non si distinguono santi o peccatori, tutti possono partecipare alla costruzione del regno di Dio sulla terra.
 
E la ricompensa trascende i canoni umani per entrare nel mistero di Dio che dona pace agli uomini di buona volontà, per cui naturalmente il giudizio appartiene a Dio, che, lui solo, vede il cuore dell’uomo. La ricompensa è la gioia di coloro che, con umiltà, ogni giorno tentano di umanizzare l’umanità, al di là dei risultati ottenuti.
 
Per evitare facili interpretazioni moralistiche, occorre dire che nella nostra vita a volte ci troviamo alla destra e a volte alla sinistra di Dio, perché la nostra fedeltà riveste pur sempre i caratteri della nostra umanità, fragile e limitata, che non sempre ci lascia scorgere chiaramente la strada da seguire.
 

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