“Ancor meglio tacendo. La preghiera cristiana”: dialogo attorno al nuovo libro di don Paolo Scquizzato

martedì 28 Febbraio

Torino – Martedì 28 febbraio 2017, ore 18, presso la Libreria la Feltrinelli Libri & Musica, in piazza CLN 251 a Torino, don Paolo Scquizzato e don Ermis Segatti si confrontano sul nuovo libro di don Scquizzato intitolato «Ancor meglio tacendo. La preghiera cristiana» (ed. Effatà, 2017).
 
Cos'è la preghiera? – «La preghiera è lo spazio in cui Dio accade in noi nella misura in cui concediamo spazio al suo compiersi», scrive don Paolo Scquizzato nel suo libro. Ma come possiamo fare spazio al Signore?
Pregare in silenzio – La nostra vita quotidiana è piena di mille occupazioni, impegni, scadenze, appuntamenti, ogni faccenda ci sembra inderogabile. Trovare un momento per pregare con calma, senza fretta, senza essere distratti dai pensieri che occupano la nostra mente e dal cellulare che squilla in continuazione sembra spesso impossibile. Eppure il segreto, sottolinea l’autore, è nascosto lì.

La preghiera non è un atto intellettuale – Spesso si può cadere nell’errore di credere la preghiera un atto intellettuale, una questione di conoscenza, eppure è un incontro, un’esperienza… «Solo l’esperienza riesce a cogliere la totalità e Dio è l’Uno (…) Dio è questione di esperienza».
Perché… “Ancor meglio tacendo”? – Secondo don Scquizzato quando si riesce a silenziare il mondo dei pensieri, delle immagini e delle parole che ci invade la testa e ci distrae dal rapporto con Dio, è possibile svuotarci e divenire capaci di accogliere. Per questo il silenzio è fondamentale perché ci offre lo spazio per riceverLo.

Quando la nostra vita diviene un fare e trafficare frenetico, corriamo il rischio di ridurre noi stessi a ciò che siamo stati in grado di produrre, dimentichiamo l’essenza profonda che ci caratterizza in quanto uomini e che è molto più grande di ciò che siamo riusciti a realizzare. Fermarci è utile per incontrare Dio, quella “parte migliore che non ci sarà tolta”.
Pregare è riconoscersi mendicanti – Il mendicante è colui che chiede l’elemosina, è un povero che per vivere domanda e implora e accetta tutto, sta con le mani spalancate. Pregare è essere mendicanti “poveri nell’essere”, sottolinea l’autore, “per accogliere e raccogliere” lo Spirito Santo che il Signore ci dona: “(…) il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!” (Luca, 11, 13).

Solo Dio trasforma la nostra acqua in vino – «Ciascuno di noi è povertà in attesa di compimento» scrive l’autore, ed è attraverso la preghiera e l’azione dello Spirito Santo che la nostra povertà si trasforma in pienezza, abbondanza e gioia.
La preghiera è un atto ri-creativo, non un ripetersi vuoto di formule e nemmeno esclusivamente un domandare per ricevere ma una “continua creazione di noi stessi” perché «Non siamo esseri “finiti”, creati una volta per sempre. Ogni giorno, ogni nostro istante è per noi un momento di ascesa verso il nostro definitivo compimento, la pienezza d’uomo cui dobbiamo tendere. […] Ebbene, la preghiera è ciò che contribuisce a questa nostra ascesa: è attingere alla luce presente in noi che illumina l’intero nostro essere compiendo la nostra maturità di uomini e donne (…), arrivando a configurarci a Cristo stesso, la Luce (…)».
[dal servizio di Aleteia.org]
 
Pere info: Effatà Editrice tel. 0121.353.452 – Fax 0121.353.839 – http://www.effata.it, leandra.interlicchia@effata.it

28/02/2017 18:00
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