1. Il rinnovamento deve partire fin dall’inizio con tutti i battezzati: si devono convoca- r e tutti sempre in forma sistematica perché se qualcuno non vuole accogliere il messaggio deve essere lui a separarsi.
2 . L’azione pastorale deve partire dalla contemplazione dei segni della presenza di Dio nel suo popolo e non da ciò che noi crediamo sia bene per il popolo. Si tratta di dosare la pastorale secondo il passo di crescita nella fede del popolo.
3. L’azione pastorale deve partire dai poveri, da coloro che sono portatori di speranza, da quella immensa maggioranza che « non sa», .«non pratica», «non corrisponde», «non possiede». L’evangelizzazione dei poveri è il segno dell’autenticità della pastorale.
4. Non si deve distruggere nulla di quanto esiste ma piuttosto orientare tutto verso gli obiettivi preposti. Ciò che deve morire, muore come risultato del cammino di crescita.
5. Si deve distribuire il maggior numero di responsabilità al maggior numero di persone: molti facciano poco piuttosto che pochi facciano molto.
6. Il cammino deve essere: lento, progressivo e globale. Lento, perché il ritmo lo impone il popolo, la sua capacità di crescita fino alla pienezza della sua vocazione. Progressivo, perché comporta la crescita verso una vita più umana e sempre più coerente con la fede in un processo collettivo di conversione. Globale, perché coinvolge «tutti» i battezzati, abbraccia «tutte» le azioni pastorali, coordina «tutto» in un unico processo armonico e dinamico.
7. Ci si deve lasciare attrarre dal futuro desiderato e voluto, dall’ideale di «comunione di comunità » e non partire dal passato, né semplicemente dai problemi imposti dal presente.
Testo tratto da «La Voce del Popolo» del 23 marzo 2014