La Visita che si terrà dal 21 febbraio al 12 aprile non si collocherà soltanto all’interno della nostra città, ma si snoderà in tutta l’intera Unità pastorale chierese, che comprende anche la collina, con un totale di 13 parrocchie e 8 comuni con oltre 50 mila abitanti complessivi. Essa comprende due versanti: uno per i credenti (praticanti e non) ed uno laico aperto assolutamente a tutti. Per i credenti, essa diventa l’occasione per essere confermati nella fede cattolica trasmessa dagli apostoli (di cui ogni Vescovo è oggi il fedele interprete e successore), alimentata attraverso la preghiera e la carità (quanta opera sociale innervata nella nostra Unità pastorale in questi ultimi anni!). In tale ottica si collocano le varie celebrazioni liturgiche in ciascuna parrocchia (dove l’Arcivescovo celebrerà la Messa e confesserà), l’incontro di catechesi e confronto pastorale/ religioso con tutti gli operatori pastorali delle comunità cristiane (decisivi saranno gli incontri con i membri dei Consigli pastorali e Consigli per gli affari economici, catechisti, animatori, giovani, coppie di sposi cristiani, operatori pastorali famigliari ecc…).
L’Arcivescovo incontrerà nelle loro case gli ammalati, darà spazio ai fedeli per colloqui personali, parlerà personalmente con i sacerdoti e diaconi e con la preziosa risorsa che sono le comunità religiose maschili e femminili. Avrà modo di avvicinare le «periferie esistenziali» attraverso l’ospedale, le case di riposo, gli immigrati, le situazioni di emarginazioni e sofferenze fisiche o morali che colpiscono molte persone per dolorosi lutti o ferite profonde nel cuore. La visita pastorale avrà una caratteristica più laica dove, come autorità religiosa riconosciuta dal Governo, il Vescovo potrà incontrare (nella libertà di ciascuno) il mondo politico locale, le associazioni civili, i dirigenti e gli alunni delle scuole di ogni ordine e grado, il mondo del lavoro, il comando della Compagnia dei Carabinieri, ecc… Desideriamo che il Vescovo incontri le «famiglie ferite », così recentemente definite dal Sinodo sulla famiglia: le coppie o le persone segnate dal divorzio o dalla separazione, le coppie che per tanti e diversi motivi convivono o quanti hanno scelto il matrimonio civile.
Tutti si devono sentire scaldati dall’abbraccio e dalle parole del nostro Arcivescovo e quindi dalla Chiesa. Abbiamo a cuore che la Visita pastorale abbia come obbiettivo unico, per credenti e non, il verbo incontrare! Sì, è desiderio di mons. Nosiglia e del clero locale che tutti possano avere il loro spazio di dialogo, colloquio e confronto. In base al proprio contesto di vita o situazione sociale, avere la possibilità di sentirsi «a casa» con il Vescovo. L’Arcivescovo non viene per risolvere i problemi, ma per ascoltare, confortare, incoraggiare, servire la nostra umanità ferita, supportare. In questo tempo in cui Chieri ha vissuto tante chiacchiere e poco ascolto e rispetto delle sofferenze altrui, la presenza decisa ma mite del nostro Vescovo potrà portare a tutti quella speranza che nasce dalla fede e si radica nell’Amore più grande.
Moderatore Unità pastorale Chieri
Testo tratto da «La Voce del Popolo» del 15 febbraio 2015