Un’educazione che punta alla formazione integrale dei ragazzi: questo, per dirlo in sintesi, è l’obiettivo delle scuole cattoliche chieresi. «Per le quali l’aggettivo ‘cattoliche’ costituisce una specificità – osserva don Eligio Caprioglio, direttore dell’istituto salesiano Cristo Re che gestisce anche una scuola media – Significa che sono ispirate ai valori cristiani e all’insegnamento della Chiesa, e sollecitano i ragazzi in età evolutiva a vivere un proprio cammino di fede. Ma, proprio perché cattoliche, sono aperte al confronto e alla collaborazione con altre tradizioni culturali e religiose».
E, proprio perché cattoliche, vedono nella collaborazione attiva e motivata delle famiglie una condizione essenziale. Le scuole cattoliche chieresi sono tre, tutte con una lunga storia alle spalle: quella di Sant’Anna (materna ed elementare) che fa capo all’omonima congregazione femminile, di Santa Teresa (materna ed elementare) a cura delle Figlie di Maria Ausiliatrice, e la media di San Luigi, dei Salesiani. La congregazione di Sant’Anna non ha più delle suore impegnate nella scuola di piazza Mazzini, nata nel 1847 quale Asilo di Carità. La presenza e il ruolo attivo dei laici, peraltro, non è di ieri: nel 1914 sorse l’ente «Asilo infantile Sant’Anna e scuole elementari », retto da un Consiglio di amministrazione costituito da laici. Anche la scuola Santa Teresa ha una storia antica: nel 1905, per accogliere i bambini delle mamme che lavoravano in tessitura, nacque il «Giardino d’infanzia Principessa Mafalda».
Nel 1949 prese avvio la scuola di avviamento professionale, cui, tra il ’62 e il ’94, subentrò la scuola media. La formazione dei giovani da avviare al lavoro prosegue oggi grazie al Ciofs (Centro italiano opere femminili salesiane), che nell’arco dell’anno organizza più corsi, compresi quelli destinati agli adulti e agli stranieri. La scuola salesiana ha aperto i battenti nel 1891: «Educa i ragazzi con lo stile e l’amore di don Bosco, l’ideatore del metodo preventivo basato su tre valori: ragione (che trova nell’intelligenza le motivazioni del vivere), religione (che intuisce il senso di Dio nella storia e nella vita) e amorevolezza (che ci fa sentire amati e capaci di amare)», sottolinea don Caprioglio. Nella scuola e nell’oratorio, il «don» è sempre a disposizione: «È un padre, un maestro, un amico cui non bisogna chiedere appuntamento – prosegue don Caprioglio – Il sistema educativo non si ferma alla comunicazione culturale dei valori, ma attraverso cammini esperienziali aiuta i giovani a prevenire e a riconoscere le dimensioni disumanizzanti a volte presenti nella nostra società».
È un accompagnamento materiale e spirituale costante: «Ci costringe a essere innovativi, attuali, ma sarebbe più corretto dire precursori, per costruire insieme ai giovani un ‘domani’ non a breve, ma a lungo termine».
Testo tratto da «La Voce del Popolo» del 15 febbraio 2015