«La nostra imperfezione», osserva il Papa, «non dev’essere una scusa; al contrario, la missione è uno stimolo costante per non adagiarsi nella mediocrità e per continuare a crescere», attraverso la formazione e l’approfondimento della Parola (121). Ai numeri 174-175, in modo particolare, si ricorda come tutta l’evangelizzazione sia fondata sulla Parola ascoltata, meditata, vissuta, celebrata e testimoniata. «La Sacra Scrittura è fonte dell’evangelizzazione. Pertanto, bisogna formarsi continuamente all’ascolto della Parola. È indispensabile che la Parola di Dio diventi sempre più il cuore di ogni attività ecclesiale» (174).
Al primo posto, sta la Parola di Dio ascoltata e celebrata, soprattutto nell’Eucaristia: la lunga riflessione che Papa Francesco dedica all’omelia non è priva di consigli molto pratici, perché la parola predicata possa davvero alimentare e rafforzare interiormente i cristiani. Tra questi consigli ne ricordiamo uno, in un tempo nel quale non mancano lamentele su questo importante ministero: «Che cosa buona che sacerdoti, diaconi e laici si riuniscano periodicamente per trovare insieme gli strumenti che rendono più attraente la predicazione!» (159).
È un invito per i fedeli a non isolare i propri pastori in questo difficile compito, e per i pastori a non isolarsi in una certezza autoreferenziale di sapere già tutto e di non avere bisogno di nessun consiglio. Alla parola liturgica segue, nella riflessione di EG, la parola studiata: «Lo studio della Sacra Scrittura dev’essere una porta aperta a tutti i credenti. L’evangelizzazione richiede la familiarità con la Parola di Dio e questo esige che le diocesi, le parrocchie e tutte le aggregazioni cattoliche propongano uno studio serio e perseverante della Bibbia, come pure ne promuovano la lettura orante personale e comunitaria» (175).
Può essere questa l’occasione di recensire e rafforzare i luoghi dello studio delle Scritture, nelle facoltà teologiche, e nelle diverse proposte delle associazioni, dei movimenti, delle unità pastorali. Le nostre comunità hanno spesso investito molto sulla lettura orante e comunitaria, nella forma dei Vangeli nelle case o in altre forme simili. Tutto questo va rilanciato, senza però escludere l’importanza di uno studio serio delle Scritture, non immediatamente preoccupato di trarne riflessioni di tipo etico e spirituale. Infine, il riferimento alla lettura orante della Parola ricorda l’impegno delle comunità a promuovere il gusto e il metodo della lectio divina personale, nelle forme più accessibili a tutti i battezzati.
Nella forma della lectio divina potremmo finalmente intravedere i diversi livelli da articolare per accostare la Parola. Alla Parola letta e compresa nel suo senso letterale e spirituale attraverso lo studio teologico e la catechesi, segue la Parola meditata nella lectio divina, per giungere alla Parola pregata nella liturgia e alla Parola contemplata nella condivisione e nell’illuminazione che sgorga dalla vita. Molto è stato fatto in questi decenni nel campo dell’apostolato biblico, ma ci si può chiedere quanto ancora resti da compiere perché lo studio della sacra Scrittura sia davvero una porta aperta a tutti i credenti, e perché la nostra diocesi e le nostre comunità non facciano mancare strumenti per promuoverne la lettura orante, personale e comunitaria.
don Paolo TOMATIS
Quarantacinque i laici che ricevono il mandato Sfop
Quest’anno il 1° ottobre alle 15.30, in Cattedrale la celebrazione del Mandato degli Operatori pastorali che hanno concluso il percorso biennale (2015-2017), è coincisa con «la Domenica della Parola» evento voluto da Papa Francesco per rinnovare l’impegno a diffondere, conoscere ed approfondire la Scrittura. Una opportunità assai significativa che esprime ancora meglio di ogni altra, lo stretto rapporto che c’è fra la Parola delle Scritture e l’agire pastorale; prima ancora, tra la Parola e la vita spirituale di ogni operatore pastorale (ministro ordinato o laico) e delle comunità.
Mentre la Chiesa torinese invia – tramite il suo vescovo, i laici che hanno concluso il loro percorso formativo diocesana (Sfop) – con la celebrazione della Parola si richiama a tutti il riferimento base che dà significato e orienta la missione della Chiesa: vivere e raccontare a tutti la Parola. La coincidenza dunque, non esprime solo un evento felice, ma offre un intenso stimolo ad «andare», a «uscire», a diventare «missionari della Parola». In tale contesto liturgico sono stati 45 (20 maschi e 25 femmine) i laici che hanno ricevuto il Mandato. Il maggior numero tra loro (26) proviene dalle comunità del distretto pastorale Sud-Est; segue il distretto nord (10). Torino città ha espresso un solo Operatore. I rimanenti sono stati inviati da Noi Torino (5) ossia dall’associazione di riferimento per gli Oratori diocesani, dall’Ufficio diocesano Giovani (2) e dalla Pastorale Universitaria (1).
L’impegno affidato loro – concordemente fra parroci, Moderatori e Vicario Episcopale territoriale di competenza – riguarda gli ambiti della catechesi (14), dei giovani (11), della famiglia (5), liturgico (3), caritativo (3). La novità di quest’anno è che 8 operatori saranno attivi nell’ambito del sociale e 1 nella Pastorale Universitaria. A rendere ancora più significativa e gioiosa questa doppia celebrazione, sono stati, certamente, i parroci, i Moderatori delle Unità Pastorali, i fedeli della comunità da cui provengono gli Operatori pastorali, i componenti (diaconi permanenti e laici) dell’équipe educativa con cui hanno condiviso il cammino, che hanno voluto partecipare di presenza. A tutti va il ringraziamento più sincero e cordiale della Chiesa torinese.
don Giovanni VILLATA
(testi tratti da «La Voce E il Tempo» del 1° ottobre 2017)