Pubblichiamo di seguito l’appello di sabato 13 febbraio 2021 rivolto ai fedeli dall’arcivescovo di Torino e vescovo di Susa, S.E.R. mons. Cesare Nosiglia, riguardo all’accoglienza delle persone senza dimora.
La recente morte di due nostri fratelli che vivevano nelle strade della città e l’irrigidirsi delle temperature suonano come un appello che il Signore manda a tutti, ed in particolare ai discepoli di Gesù, per non rimanere alla finestra ma per uscire ed aprire la porta della casa e del cuore con generosità e responsabilità.
Proprio in questi giorni ha preso il via un percorso di discernimento che coinvolge le più alte Istituzioni del nostro territorio e le principali realtà associative che da tempo sono al servizio dei fratelli senza dimora per identificare strategie sempre più opportune per accompagnare queste persone su percorsi di dignità. Da alcuni anni durante l’inverno la comunità cristiana di Torino, sia attraverso le iniziative diocesane che con i semplici ed efficaci gesti di varie comunità parrocchiali, è fortemente impegnata a dare segni di accoglienza per la notte. Al momento in questa rete straordinaria di solidarietà trovano rifugio quasi 150 persone che vanno ad aggiungersi a quanti sono seguiti da tanti altri soggetti. Sono tutti sguardi di speranza che coltiveremo con attenzione e passione.
Ma, una emergenza nell’emergenza viene adesso ad interpellarci. Tutti sono chiamati a fare la propria parte secondo le possibilità di ciascuno. Anche noi che già facciamo.
Per questo, con il cuore di Pastore, invito comunità parrocchiali, comunità religiose, famiglie e ogni altro soggetto del mondo ecclesiale che ne abbia l’opportunità strutturale ad avere il coraggio di un passo in più, mettendo a disposizione – in questi giorni di maggiore bisogno – spazi in cui accogliere per la notte piccolissimi gruppi di persone senza dimora. Anche io lo farò, aumentando da questa sera l’ accoglienza presso l’ Arcivescovado con alcuni posti nel mio stesso alloggio, nelle camere in cui hanno soggiornato anche diversi Papi. Non risolveremo il problema, ne vogliamo sostituirci ai soggetti che hanno il compito prioritario di sostenere le persone in necessità , ma diamo un segno che manifesti come le nostre parole – parole di Vangelo – sappiano trasformare la vita.