Nel giorno della presentazione del Motu proprio del Papa “Antiquum ministerium”, ripercorriamo, partendo dalle origini del Cristianesimo, gli insegnamenti e le testimonianze di alcune grandi figure della Chiesa di ieri e oggi, che hanno legato le loro vite al catechismo, alla trasmissione della fede
Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
Un testimone, un compagno di viaggio, una persona che aiuta gli altri ad aprire la porta del loro cuore a Dio. Alla figura del catechista, che si intreccia con la storia del Cristianesimo, è dedicata la lettera apostolica di Papa Francesco in forma di “Motu proprio”, “Antiquum ministerium”. Si tratta di un documento con cui si istituisce formalmente il ministero di catechista, sviluppando quella dimensione evangelizzatrice dei laici auspicata dal Concilio Ecumenico Vaticano II.
Non un compito, ma una vocazione
Quella del catechista, come ha ricordato Papa Francesco in un videomessaggio il 22 settembre del 2018, è una vocazione. Non si tratta, ha ricordato in quell’occasione il Pontefice, di fare i catechisti, ma di esserlo. “Il catechista non può dimenticare, soprattutto oggi in un contesto di indifferenza religiosa, che la sua parola è sempre un primo annuncio”. “Il catechista – aggiunge Francesco nel video messaggio – è “colui che si è messo al servizio della Parola di Dio, che questa Parola frequenta quotidianamente, per farla diventare suo nutrimento e poterla così partecipare agli altri con efficacia e credibilità”.
I catechisti sono testimoni dell’amore e della misericordia di Dio. Il loro annuncio, che si riverbera nel mondo per diffondere la Parola di Dio, è risuonato attraversando secoli e pagine di vita, di fede incarnata. Quella del catechista è una figura saldamente legata alla storia del cristianesimo, sin dalle origini.
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San Giustino, catechista e martire
Nel II secolo San Giustino diffonde la dottrina cristiana in un tempo segnato dalle persecuzioni. Nato intorno all’anno 100 presso l’antica Sichem, in Samaria, in Terra Santa, approda alla fede cristiana dopo un lungo itinerario filosofico e di ricerca. Fonda una scuola dove insegna gratuitamente i fondamenti della vita cristiana. Viene denunciato e, per questo motivo, viene decapitato intorno al 165 sotto il regno di Marco Aurelio. Giustino, come potremmo definirlo oggi, è un catechista, un testimone della fede. Le due “Apologie” e il “Dialogo con Trifone” sono le sue sole opere che ci rimangono. “Tu prega anzitutto che le porte della luce – scrive San Giustino – ti siano aperte, perché nessuno può vedere e comprendere, se Dio e il suo Cristo non gli concedono di capire”.
Sant’Ireneo e il più antico catechismo
Un’altra grande figura della Chiesa dei primi secoli è sant’Ireneo di Lione. Nato con molta probabilità a Smirne (oggi Izmir, in Turchia) verso il 135-140, è un uomo di fede. Per evangelizzare impara le lingue di celtici e germanici. “Le lingue del mondo – scrive nell’opera “Adversus haereses” – sono diverse, ma la potenza della Tradizione è unica e la stessa”. Un’altra sua opera è l’Esposizione della predicazione apostolica che, come ha ricorda Benedetto XVI all’udienza generale del 28 marzo del 2007, “si può anche chiamare il più antico catechismo della dottrina cristiana”.
Tertulliano e la semina del martirio
Un altro grande testimone della fede che diffonde il messaggio del Vangelo, in dialogo con la cultura del tempo, è Tertulliano. Tra la fine del secondo secolo e l’inizio del terzo, inaugura la letteratura cristiana in lingua latina. Nella sua opera più nota, l’Apologetico, denuncia il comportamento ingiusto delle autorità politiche verso la Chiesa e difende gli insegnamenti dei cristiani. E sottolinea che il martirio è destinato a trionfare sulla violenza dei persecutori: “Per quanto raffinata – scrive – a nulla serve la vostra crudeltà: anzi, per la nostra comunità, essa è un invito. A ogni vostro colpo di falce diveniamo più numerosi: il sangue dei cristiani è una semina efficace!”.
Origene alessandrino, maestro del pensiero cristiano
Tra le figure rilevanti della Chiesa antica, una delle personalità più rilevanti per lo sviluppo del pensiero cristiano è Origene alessandrino. “Egli insegnò – scrive il suo biografo Eusebio di Cesarea -che la condotta deve corrispondere esattamente alla parola, e fu soprattutto per questo che, aiutato dalla grazia di Dio, indusse molti a imitarlo”. È un vero maestro, come sottolinea Benedetto XVI durante l’udienza generale del 25 aprile del 2007: “Origene lesse sistematicamente la Bibbia con i suoi celebri Commentari. Essi riproducono fedelmente le spiegazioni che il maestro offriva durante la scuola, ad Alessandria come a Cesarea. Origene procede quasi versetto per versetto, in forma minuziosa, ampia e approfondita, con note di carattere filologico e dottrinale. Egli lavora con grande esattezza per conoscere bene che cosa volevano dire i sacri autori”.
I consigli di Sant’Agostino ai catechisti
Tra i tanti testi di riferimento per i catechisti, c’è in particolare quello di un Dottore della Chiesa. Si tratta dell’opera “De catechizandis rudibus”, di Sant’Agostino d’Ippona. “Non vorrei . scrive Sant’Agostino rivolgendosi al diacono Deogratias – che tu fossi turbato dal fatto che spesso ti è parso di fare un discorso trascurato e fastidioso…Del resto anche a me quasi sempre i discorsi che faccio non piacciono dal momento che è mio ardente desiderio farne altri migliori: e molte volte li gusto interiormente prima di cominciare a svilupparli con il suono delle parole; se poi mi riescono inferiori rispetto a quelli che avevo concepito dentro di me, mi rattristo, perché la lingua non è in grado di corrispondere al mio sentire profondo”. Il vescovo di Ippona conclude la propria lettera, ricordando che i contenuti principali della fede possono essere esposti con poche parole, ma senza trascurare quello che deve contraddistinguere la vita di ogni cristiano: la misericordia, il perdono, la speranza.
Evangelizzazione in Corea
La storia del Cattolicesimo in alcuni Paesi è stata scritta dai laici: è questo il caso della Corea, dove l’evangelizzazione è iniziata oltre 250 anni fa. Papa Francesco lo ha ricordato all’udienza generale del 20 agosto del 2014 dopo il viaggio apostolico nella Repubblica di Corea (dal 13 al 18 agosto del 2014) in occasione della VI Giornata della Gioventù asiatica.. “La Chiesa in Corea – ha detto il Pontefice in quell’occasione – custodisce anche la memoria del ruolo primario che ebbero i laici sia agli albori della fede, sia nell’opera di evangelizzazione. In quella terra, infatti, la comunità cristiana non è stata fondata da missionari, ma da un gruppo di giovani coreani della seconda metà del 1700, i quali furono affascinati da alcuni testi cristiani, li studiarono a fondo e li scelsero come regola di vita. Uno di loro fu inviato a Pechino per ricevere il Battesimo e poi questo laico battezzò a sua volta i compagni. Da quel primo nucleo si sviluppò una grande comunità, che fin dall’inizio e per circa un secolo subì violente persecuzioni con migliaia di martiri. Dunque, la Chiesa in Corea è fondata sulla fede, sull’impegno missionario e sul martirio dei fedeli laici”.
Giovanni Paolo I e la “Catechetica in briciole”
Sono numerosi i testi destinati ai catechisti. Tra questi uno è stato scritto da un Papa prima di essere eletto. Si tratta dell’opera “Catechetica in briciole”, pubblicato per la prima vola nel 1949. È un sussidio di Albino Luciani per la formazione dei catechisti, articolato con domande e risposte. Un anno prima della pubblicazione di questo volume, il futuro Pontefice, che nel 1948 viene nominato provicario generale della diocesi di Belluno e direttore dell’ufficio catechistico diocesano, spiega anzitutto che cos’è il catechismo. “Il catechismo – scrive – ci grida continuamente: Sii buono, sii paziente, sii puro, perdona, ama il Signore! Insomma non esiste al mondo forza moralizzatrice più potente del catechismo”. “Il catechista – aggiunge Albino Luciani che salirà al soglio di Pietro il 26 agosto del 1978 prendendo il nome di Giovanni Paolo I -continua l’opera di Gesù, degli Apostoli; si mette in linea coi vescovi, coi sacerdoti, coi missionari; aiuta la famiglia che non sempre può e sa da sola educare i figli; aiuta la patria col formare buoni cittadini”.
I catechisti martiri del Mozambico
Anche la storia recente e il nostro tempo, come le origini del Cristianesimo, sono segnati dalla persecuzione. Ed anche i catechisti, in diversi Paesi del mondo, sono vittime di discriminazioni e di brutali violenze. Tra questi drammatici episodi, uno efferato e atroce è avvenuto il 22 marzo del 1992 in Mozambico. È il giorno in cui un gruppo di catechisti sta partecipando ad un corso di formazione nel Centro Catechistico diocesano di Guiúa, gestito dai Missionari della Consolata. Ventitré persone vengono assassinate da un gruppo di uomini armati. Prima di essere uccisi, chiedono di poter pregare e gli assassini glielo concedono. Tra le vittime ci sono anche sei bambini.
La testimonianza di Carlo Acutis
Tra i catechisti c’è infine anche un giovane, proclamato beato lo scorso 10 ottobre. Si tratta di Carlo Acutis, un testimone del nostro tempo, morto all’età di 15 anni in seguito ad una leucemia. Già ad 11 anni inizia a fare l’aiuto catechista e comprende quanta indifferenza ci sia davanti al Santissimo Sacramento. Si domanda spesso: “Com’è possibile che davanti ad un concerto rock, o a una partita di calcio, ci siano file interminabili di persone e poi davanti al Tabernacolo, dov’è presente realmente Dio, si vedano così poche persone?” Spesso si confessa perché, sottolinea, “come la mongolfiera, per salire in alto, ha bisogno di scaricare pesi, così l’anima per levarsi al Cielo ha bisogno di togliere anche quei piccoli pesi che sono i peccati veniali”.