La nuova vita in Cristo
Giunti al culmine del percorso di iniziazione cristiana, molti catecumeni – ragazzi con le famiglie e adulti italiani e stranieri – nella Veglia pasquale celebreranno il loro ingresso nella comunità cristiana. Sarà per loro una “nuova vita”, come discepoli del Signore e come membri della chiesa cattolica.
Infatti, l’iniziazione cristiana che giunge alla pienezza con la celebrazione del battesimo, cresima ed eucaristia, è un’azione complessa con la quale la parrocchia genera i cristiani e rigenera se stessa. L’iniziazione cristiana non è soltanto un corso catechistico; non è soltanto celebrazione di sacramenti; non è soltanto appartenenza labile alla chiesa; non è scadenza prevista e formale. L’iniziazione è tutto questo e molto di più. L’iniziazione cristiana è un tirocinio in cui tutti questi elementi (conversione a Cristo, catechesi, sacramenti, abitudini di vita cristiana, carità, testimonianza) sono introdotti nell’esistenza concreta, lungo il cammino. Ora i catecumeni sottolineano il cambiamento avvenuto, dicendo: “prima io ero… adesso invece sono…”. Esercitandosi a lungo negli atteggiamenti e nei comportamenti propri di ogni discepolo di Gesù, ne acquisiscono la mentalità e fanno scelte coerenti con il Vangelo.
Per generare cristiani occorre rivestirsi di una mentalità missionaria, che comporta accoglienza, accompagnamento quotidiano e paziente, verifica continua dei cambiamenti, senza dare per scontata la fede. Dobbiamo trattare i catecumeni sia adulti sia ragazzi in modo diverso dai fedeli consolidati e condurre il percorso secondo criteri che si discostano dal modo abituale di organizzare la pastorale ordinaria e le iniziative in cui si dà per scontato di rivolgersi a persone già credenti: in realtà spesso non lo sono affatto, soprattutto oggi in questa cultura ormai slegata dal cristianesimo, pur conservandone forme superficiali ed esteriori.
Per molti operatori pastorali quando si pronuncia la parola “iniziazione cristiana” ci si riferisce unicamente al catechismo dei ragazzi nella forma scolastica di lezione settimanale per un’ora scarsa. Una volta si chiamava “dottrina”, poi si è chiamata “catechesi“, oggi si chiama “iniziazione cristiana”. Ma lo stile non è cambiato, cambiano solo le parole. Invece, il cambiamento richiesto dalla situazione in cui sempre più spesso nelle parrocchie si presentano giovani e adulti oppure ragazzi di 11-12 anni, che non hanno ancora celebrato i sacramenti dell’iniziazione cristiana (battesimo cresima eucaristia), ci costringe a stabilire nuovi percorsi, progettati in forme nuove, con scadenze non più legate soltanto all’età.
L’iniziazione cristiana come percorso per diventare cristiani riguarda oggi numerose persone: nella nostra diocesi quest’anno saranno 69 gli adulti e più di 200 i ragazzi. Le “Istruzioni” emanate dal nostro Arcivescovo, mons. Nosiglia, e richiamate nella lettera pastorale “Sulla tua parola getterò le reti” (2011) affermano: “Circa il catecumenato si farà riferimento alle recenti Istruzioni del Servizio diocesano che confermano orientamenti e norme precise e concrete a cui è necessario attenersi per avviare itinerari appropriati per le varie tipologie di persone – adulti, giovani, ragazzi e famiglie – che chiedono i sacramenti della iniziazione cristiana o anche il solo sacramento della Cresima. L’estendersi di queste richieste comporta il superamento di una prassi costruita “in casa” ed esige l’avvio di un rapporto specifico e concordato con la Diocesi e il vescovo, primo responsabile del catecumenato” (n.19).
don Andrea Fontana
Il volto di una chiesa che si interroga
Si affacciano quest’anno nella diocesi 69 catecumeni giovani e adulti per vivere con noi la meravigliosa esperienza del Vangelo vissuto e della gioia di credere ed amare Gesù Cristo, via verità e vita per dare senso e consistenza alla nostra fragile esistenza. Gli italiani sono 33, gli stranieri sono 36. Di questi ultimi i più numerosi, come sempre, sono gli albanesi (16), tra cui due famiglie intere; seguono camerunensi (6) e nigeriani (6), la cui fede già conosciuta in patria ha trovato sviluppo nelle comunità etniche della nostra diocesi. Altri stranieri provengono dall’Ecuador (3) e dal Perù (3); dalla Tunisia e dal Nepal, dall’Egitto e da Trinidad, dalla Bosnia, Repubblica Ceca e Romania (1).
L’Arcivescovo stesso ha potuto ascoltare le loro testimonianze durante il Ritiro, che ha preceduto l’inizio della Quaresima, durante la quale essi si stanno preparando più da vicino alla Veglia pasquale dei Sacramenti. Mons. Nosiglia s’è commosso con noi nel constatare come lo Spirito santo abbia operato nella loro esistenza, a volte drammatica, per farli incontrare con cristiani consapevoli testimoni della fede. Certo, il loro cammino non è stato facile: ma gli accompagnatori, realizzando la Parola di Dio quando il Signore Gesù dice: “ero straniero e mi avete accolto” (Mt 25,35), hanno saputo stringere con loro legami di solidarietà e di amicizia, introdurli a poco a poco nella comunità cristiana formando un piccolo gruppo attorno a loro, aiutarli ad esercitarsi nei comportamenti cristiani (preghiera, carità, testimonianza). Quando poi il parroco si rende presente nella sua veste di pastore, presiedendo i riti che segnano le varie tappe del cammino e incoraggiando gli accompagnatori affinché si formino a questo nuovo servizio comunitario, allora sicuramente i frutti di vita nuova saranno permanenti nella vita dei catecumeni, quando diventeranno cristiani la notte di Pasqua.
Accanto agli adulti catecumeni ci sono anche molti ragazzi catecumeni, che non sono stati battezzati alla nascita: ancora molto dobbiamo interrogarci sul modo con cui li inseriamo in un percorso con le loro famiglie per accompagnarli alla fede e alla vita cristiana, proporzionata alla loro età. In questi ultimi anni nella diocesi stanno crescendo (già nel 2011 erano 215) sia gli italiani sia gli stranieri: essi si affacciano alle nostre parrocchie e manifestano il desiderio di avvicinarsi alla fede. Come fare? Le “Istruzioni” diocesane invitano a segnalare i singoli casi al “Servizio diocesano per il catecumenato”, ma pochi ancora lo fanno e si arrangiano secondo il buon senso o, come dice l’Arcivescovo nella lettera pastorale, con una “prassi costruita “in casa” (n.19). Dobbiamo tutti interrogarci sul senso che ha oggi conservare schemi pastorali, efficaci e giusti nel recente passato, ma ora da aggiornare alla nuova situazione culturale.
Infine, non mancano in questo contesto, che rappresenta una grande opportunità di evangelizzazione e una sfida al nostro spirito missionario, altre persone che vivono situazioni sociali o matrimoniali difficili: anch’esse hanno bisogno di essere accompagnate in un percorso di fede. Spesso purtroppo giungono notizie di rigidità immotivate o di esclusioni irragionevoli: anche se alcuni di essi non possono accostarsi alla comunione eucaristica, tuttavia hanno il diritto di essere accompagnati, magari con i loro figli, in un cammino di fede, lasciando al Signore il giudizio sulla qualità delle loro scelte. Così, anche molti adulti che richiedono il sacramento della Cresima, il matrimonio in chiesa, il battesimo dei figli: la maggior parte si configura come persona che ha innanzitutto bisogno di un primo annuncio della fede per accogliere il sacramento da celebrare con un atto di fede “viva, operosa e consapevole”.
Questo tempo che il Signore ci concede di vivere è bello, perché ci offre l’opportunità di compiere la missione a noi affidata e specifica della comunità cristiana: annunciare la bella notizia di Gesù, manifestazione visibile dell’amore del Padre per l’umanità e strada per condurre ogni uomo e ogni donna alla pienezza della propria vita, nel rispetto e nell’amore. E’ bello accompagnare qualcuno a credere in Lui; è bello poter gioire insieme perché il Padre ci ama nonostante tutto; è bello percorrere nuove strade di evangelizzazione, a volte anche fuori dagli schemi un po’ rigidi della nostra pastorale.
don Andrea Fontana