«Odio in rete»: è un’esperienza che può fare qualunque navigatore virtuale. Colpisce comunque vedere pubblicati, con la fredda oggettività dei numeri, i dati della settima edizione della Mappa dell’Intolleranza, ideata da Vox – Osservatorio Italiano sui Diritti, in collaborazione con l’Università Statale di Milano, l’Università Aldo Moro di Bari, l’Università di Roma La Sapienza e ITSTIME dell’Università Cattolica di Milano; una analisi dei tweet considerati intolleranti e della loro concentrazione tematica. Secondo la desolante classifica che ne scaturisce, nel 2022 sono state colpite: le donne per il 43,21% del totale, le persone con disabilità per il 33,95%, poi le persone omosessuali (8,78%) i migranti (7,33%) gli ebrei (6,58%) gli islamici (0,15%).
Dato di particolare impatto, le prime due categorie, che da sole contano per oltre i tre quarti, sono quelle dei soggetti apparentemente più neutrali, ideologicamente parlando, e comunque non coloro verso cui si scatena ‘tradizionalmente’ l’aggressività contro il diverso: donne e persone con disabilità. Il dato sembrerebbe essere in controtendenza con le mutazioni sociali, pur tribolate, degli ultimi decenni; compresa quella di una donna finalmente arrivata a guidare il governo della Repubblica. Viene il sospetto che, oltre le dichiarazioni di principio, questo progressivo mutarsi di ruoli femminili venga più subìto che apprezzato e condiviso. E che il risentimento per i privilegi minacciati che oggi chiamiamo sessisti trovi un comodo sfogo nella sfera virtuale.
Ancora più sconcertante quel 35 per cento di cinguettii insofferenti contro le persone con disabilità: anzi «disabili» se non «handicappati» o decisamente peggio, come sono chiamati. Cosa spinge ad essere aggressivi, in questo caso? Fuori discussione le gerarchie sociali, entra invece in gioco la più ancestrale delle paure, quella della differenza e della diversità da me. Sembra poi avere un ruolo il ‘cattivismo’, quella variante patologica del realismo che scatta, dicono, in reazione a troppa ostentazione di sensibilità e attenzione. Per dirla con il graffio di Gaber, «parlo molto male di prostitute e detenuti da quanto mi fa schifo chi ne fa dei miti». O, più in concreto, non sarà che, al crescere della presenza attiva di persone con disabilità nella vita e nei contesti di tutti i giorni, cresca di pari passo l’insofferenza di avere a che fare con nuovi accorgimenti e obblighi da osservare e mettere in pratica?
A riprova, i picchi di tweet contro le persone con disabilità si sono registrati in concomitanza con un’omelia di Papa Francesco che invitava a considerare la disabilità una sfida per costruire insieme una società più inclusiva, e in seguito alla notizia di un taxista veronese, rifiutatosi di prendere a bordo una persona disabile. «Includere» e «prendere a bordo»: tradotto, tocca a te fare qualcosa. E qui l’insofferenza cinguetta alla grande.
Lorenzo CUFFINI su «La Voce E il Tempo» del 26 marzo 2023