In Italia si beve sempre meno vino. L’attenzione è passata dalla quantità alla qualità e oggi non ci si vanta più di saper mantenere la mente lucida anche dopo il terzo bicchiere (è mai stato davvero possibile?), ma di saper giudicare un vino o una cantina intera al primo assaggio. I sedicenti esperti sono in mezzo a noi, sono quelli che iniziano a roteare il calice prima ancora di vedere cosa contiene – così da sgasare anche il migliore degli champagne – e spesso si cimentano in racconti fantastici e dichiarazioni sensazionalistiche.
Ma come riconoscerli? Non è raro trovarli a vantarsi di acquisti favolosi e impossibili come «una damigiana di vino che praticamente era Barolo» a 30 euro di cui potreste avere la (s)fortuna di dover assaggiare un bicchiere per poi trovarvi alle prese con un terribile mal di testa. Oppure potreste sentirli raccontare di quella volta che al ristorante hanno dovuto rimandare indietro il vino tre volte perché «non era buono». Ma quando si ordina il vino il cameriere o il sommelier di sala lo porge in assaggio a chi ha ordinato la bottiglia solo per verificare che la stessa non abbia difetti. Ed è davvero raro ormai che succeda una volta, figurarsi tre di fila! Però pochi gesti come rimandare indietro una bottiglia fanno scena tra i commensali…
I finti esperti si riconoscono poi perché sempre pieni di granitiche certezze. Ma il mondo del vino è grande e va percorso a piccoli passi, tenendo la mente aperta e imparando a cambiare continuamente idea. I cambiamenti climatici, gli studi enologici, l’esperienza dei produttori, tante sono le variabili che possono cambiare nel tempo le caratteristiche di un vino, anche se prodotto sempre dallo stesso vitigno. Invece ci sono alcune frasi standard che spesso rimbalzano tra espertoni. «Il vino buono è quello del contadino, genuino!». Peccato che chi ha passato i quarant’anni ricorderà bene certi vini del nonno più vicini all’aceto che ad altre bevande o capaci di provocare fortissimi mal di testa associati a sovradosaggi di solforosa.
Molte persone oggi faticano ad avvicinarsi al mondo del vino proprio a causa di questi ricordi. «Non esiste il prosecco buono». Va di gran moda parlar male di uno dei vini italiani al momento di maggior successo. Solitamente chi la pronuncia, però, sa elencare come cantine di riferimento soltanto quelle disposte negli scaffali in basso della grande distribuzione… e spesso chiama prosecco qualsiasi vino con le bollicine!
«I vini biologici sono solo una moda». Certamente chi lo dice ignora che aziende che producono vini da sogno, come la Romanée- Conti in Borgogna, hanno scelto metodi di coltivazione biologica da oltre trent’anni, non certo per moda.
Difficilmente da chi ripete queste frasi a pappagallo imparerete davvero qualcosa sul mondo del vino. L’augurio invece è di incontrare qualcuno che degusti con umiltà, ascolti anche la vostra opinione e insegni ciò che sa. Quando questa fortuna accade, ecco, non avrete difficoltà a riconoscere un vero esperto!
Sara ROCUTTO su «La Voce e il Tempo» del 19 febbraio 2023