Una storia plurisecolare e milletrecento allievi che continuano a formarsi nei vari campi dell’arte: tutto questo è l’Accademia Albertina di Torino, una delle più antiche e prestigiose Accademie di Belle Arti d’Italia. Da quasi due secoli l’Albertina ha a disposizione una sua Pinacoteca che custodisce straordinari dipinti, soprattutto di arte sacra: dalle pale d’altare di Filippo Lippi e di Defendente Ferrari, passando per i celebri cartoni gaudenziani e arrivando alla Sacra Famiglia di Bartolomeo Cavarozzi, un capolavoro della pittura caravaggesca del primo Seicento.
Osservando il modo in cui le allieve e gli allievi dell’Accademia continuano a confrontarsi con loro, ci si rende conto di quanto queste opere d’arte siano voci che continuano a parlarci, che riescono a comunicare con chi nella maggior parte dei casi non è più in dialogo con le altre voci che si pongono l’obiettivo di trasmettere il messaggio cristiano. Quelle opere sono oggettivamente presenze vive, sulle quali continuiamo a ‘riflettere’ le nostre storie, le nostre vite. Uso il verbo riflettere perché è stato all’ordine del giorno nella settimana inaugurale della mostra «Volti nel Volto» allestita presso la Pinacoteca Albertina in occasione dell’Incontro internazionale di Taizé a Torino, in collaborazione con la Fondazione Carlo Acutis, nel luglio scorso.
Tantissimi giovani, più di un migliaio e provenienti da ogni parte del mondo, hanno incontrato nelle sale della Pinacoteca alcuni allievi di Pittura dell’Albertina che copiavano, sui loro cavalletti, dettagli delle opere in mostra. Dipingevano però non su tela, ma su degli specchi. Traendo ispirazione dalle celebri superfici specchianti ideate da Michelangelo Pistoletto, abbiamo così portato noi stessi dentro il racconto della mostra, costruendo un gioco di riflessioni tra un’opera e un’altra, e con noi in mezzo a loro: il che era particolarmente significativo.
Un’altra esperienza è stata molto rilevante per alcuni allievi dell’Accademia Albertina nei mesi scorsi: l’allestimento temporaneo delle loro opere d’arte in chiese storiche. Dal progetto di Rodello Arte che ha indagato il rapporto tra il tema della fragilità e il mondo del sacro, fino alle recenti sperimentazioni nelle cappelle torinesi di Santa Chiara e della Facoltà Teologica di via XX Settembre, ci sembra ormai evidente che l’utilizzo di alcune chiese per progetti espositivi di arte contemporanea, sui temi del sacro, possa essere estremamente proficuo; una interessante possibilità per dare una nuova vita a quelle tante chiese dei centri storici che per varie ragioni non sono più usate prevalentemente come spazio liturgico ma che possono diventare la casa di nuovi progetti, senza snaturare la loro identità ma mettendosi così a servizio delle nuove generazioni, attraverso eventi artistici aperti al dialogo con la loro storia.
Enrico ZANELLATI, conservatore Pinacoteca Accademia Albertina Belle Arti – su «La Voce E il Tempo» del 18 dicembre 2022