«C’è una sete forte e convinta nell’animo di tanti giovani che li spinge a ricercare luoghi e occasioni di preghiera silenziosa e ricca di spiritualità interiore. Perché non predisporre in ogni unità pastorale o in un territorio anche più allargato una chiesa o un luogo specifico dove i giovani possano trovare la loro «caverna di Elia» (cfr. 1Re 19,9-13), cioè un luogo bello e accogliente con la costante presenza di qualche sacerdote disponibile alla confessione e alla direzione spirituale? Nel rispetto di una molteplicità di esperienze e di modalità di preghiera – da quelle più strutturate a quelle più spontanee e personali –, educhiamo e accompagniamo i giovani nell’arte dello spirito, offrendo opportunità di preghiera autentica e curata, attente ai tempi e ai luoghi della loro vita, non sporadiche o occasionali ma nella continuità e nella fedeltà della proposta» (Cesare Nosiglia, L’amore più grande, n. 24). La Notte dei Santi del prossimo 31 ottobre cercherà di assumere questa indicazione raccolta dal Sinodo dei Giovani e consegnata dall’Arcivescovo nell’ultima Lettera pastorale. Il titolo e il luogo ne evocano infatti il fil rouge della proposta.
«Il silenzio dei Santi, un silenzio che parla». Sarà infatti il silenzio a tessere la proposta di preghiera della pastorale giovanile diocesana, attraverso l’opera congiunta delle diverse realtà che operano con e tra i giovani, in particolare la Pastorale degli Universitari, Congregazioni, Associazioni, Movimenti e Gruppi, coordinati dall’Ufficio di Pastorale Giovanile.
Il luogo scelto è di per sé straordinario: l’ex Carcere di Torino «Le Nuove», in cui da anni sta svolgendo un’opera preziosa e significativa l’Eremo del Silenzio, che propone – specialmente ai giovani – di abitare gli spazi del carcere come occasione di silenzio e di preghiera, trasformando ciò che richiama costrizione e prigionia in possibilità di dialogo con Dio, fonte di libertà.
Perché si scelto di trascorrere una notte come quella della vigilia di Tutti i Santi in carcere? L’ispirazione è venuta dal tema che accompagna questo anno pastorale, «L’Amore più grande», nel Bicentenario della nascita di don Bosco e in attesa dell’Ostensione della Sindone.
Il carcere come «periferia esistenziale» ha giocato infatti un ruolo essenziale nell’avventura di don Bosco: mandato dal Cafasso tra i giovani detenuti, egli si sente trafitto dalle difficili condizioni di vita dei ragazzi che giungevano a Torino in cerca di un futuro migliore e che spesso vedevano infrangere ogni loro speranza nel buio di una cella, dopo aver imboccato vie sbagliate per la mancanza di qualcuno che li accompagnasse nella vita.
Ripartire dal «carcere» – con l’avvio di un progetto guidato da l’Eremo del Silenzio che intende far incontrare giovani degli Oratori con giovani di Istituti penitenziari attraverso il linguaggio dello sport – significa dunque ritrovare il medesimo slancio educativo dei nostri Santi, attingendone la forza da L’amore più grande della passione del Signore: l’Uomo della Sindone, occorre ricordarlo – é un uomo che ha patito il carcere e la condanna a morte!
La serata sarà ritmata proprio da queste dimensioni: l’appuntamento è tra le ore 21 e le 21.30 in via Paolo Borsellino 3 a Torino; dopo un momento di accoglienza, nella rotonda del Carcere, l’avvio sarà dato da una suggestiva presentazione della vita di un condannato a morte per omicidio di cui è in corso la causa di beatificazione in virtù dell’eccezionale conversione operata dalla Grazia attraverso il silenzio della cella del carcere. L’Arcivescovo consegnerà, nella Chiesa del carcere, il suo messaggio ai giovani e inviterà i giovani a vivere un’intensa esperienza di silenzio, recandosi personalmente nei vari bracci del carcere dove, nelle celle, sarà possibile incontrare la testimonianza dell’Amore più grande di uomini e donne che in diverso modo sono stati coinvolti dal «silenzio del carcere»: oltre a don Bosco e a San Giuseppe Cafasso, la Marchesa Giulia di Barolo, padre Kolbe, Edith Stein, il card. Van Thuan, Jacques Fesh e figure significative che hanno interpretato il silenzio come Charles de Foucault e Carlo Carretto. Nella possibilità di celebrare il sacramento della Riconciliazione, la serata proseguirà con la preghiera di adorazione eucaristica, sostenuta anche da un libretto-guida, mentre l’animazione del canto sarà affidata al Grande Coro Hope, al Coro di Almese e al Coro di Taizè.