L’Alternanza scuola lavoro, novità qualificante della riforma introdotta dalla Legge 107/2015, comporta che tutti gli studenti italiani delle classi terze, quarte e quinte delle Scuole Secondarie di secondo grado, attraverso apposite convenzioni con le imprese, debbano obbligatoriamente svolgere un percorso didattico co-progettato della durata di almeno 200 ore per i Licei e 400 ore per gli istituti tecnici e professionali. La legge ha, inoltre, precisato che dette convenzioni possono essere attivate, fra gli altri, anche con enti pubblici e privati, ivi inclusi quelli del terzo settore. Da qui l’idea, accolta favorevolmente dalla Conferenza Episcopale del Piemonte, di dare vita a una collaborazione sistematica con le strutture che fanno capo agli enti ecclesiastici del territorio, le quali offriranno agli studenti l’opportunità di fare esperienze concrete di lavoro/apprendimento nell’ambito di una vasta gamma di servizi rivolti al sociale: dalla gestione e cura del patrimonio storico, artistico, culturale delle Diocesi (Torino, Acqui, Alba, Asti, Cuneo, Fossano, Ivrea, Mondovì, Pinerolo, Saluzzo, Susa, Vercelli, Alessandria, Biella, Casale Monferrato, Novara) alle attività educative, ricreative, assistenziali e di volontariato rivolte alle persone.
Diventare animatori dei centri estivi parrocchiali, curare la gestione dei musei e degli archivi storici delle Diocesi, misurarsi con i compiti affidati alle associazioni di volontariato nelle loro opere quotidiane di solidarietà, favorirà non solo la conoscenza del mondo del lavoro, ma soprattutto l’acquisizione e lo sviluppo di competenze trasversali per la vita, coniugando nel modo più proficuo le finalità educative dell’istruzione e della formazione con le esigenze di una crescita armonica, globale ed equilibrata della persona.
«L’alternanza è il pilastro della riforma scolastica – osserva Manca, direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale – la nuova sfida pedagogica che rivoluzionerà la didattica e gli stili di apprendimento tradizionali. Tutti devono essere coinvolti e sentirsi protagonisti di questo cambiamento epocale che può davvero rappresentare la chiave di volta del sistema formativo italiano. Etica e cultura del lavoro e delle responsabilità come elementi fondanti di quelle competenze chiave di cittadinanza che la scuola secondaria superiore deve formare per aiutare i nostri studenti a trovare prima di tutto il proprio posto nel mondo prima ancora che un posto di lavoro. La collaborazione con la Conferenza Episcopale del Piemonte si inserisce perfettamente in questa prospettiva di crescita individuale della persona e i percorsi educativo/formativi che scaturiranno dall’accordo avranno principalmente un valore orientativo e saranno finalizzati proprio a favorire la transizione dalla scuola alla vita adulta, stimolando i nostri giovani a prendere consapevolezza delle proprie attitudini, aspirazioni e capacità».
Mons. Nosiglia, sottolineando l’attualità del Protocollo, ha ricordato che «l’alternanza scuola lavoro viene a inserirsi in un cammino che le diocesi del Piemonte compiono già da tempo. Gli ambiti che sono oggetto di intervento del Protocollo fanno parte, infatti, nella prospettiva della Chiesa, di un unico ‘progetto educativo’ che coinvolge l’intera persona e promuove quella alleanza educativa che unendo insieme la famiglia, la scuola e la comunità territoriale sia civile che religiosa assicura alle nuove generazioni una formazione integrale ricca delle dimensioni necessarie al raggiungimento della maturità umana, culturale, sociale ed etica della persona di ogni alunno. L’esperienza diretta in attività concrete formative e culturali e l’incontro con tante persone in difficoltà, oltre che offrire opportunità di conoscenza di un patrimonio di storia, arte, letteratura che fa parte da sempre del nostro essere cittadini, tanto più in un Paese come l’Italia, offre ad ogni alunno la possibilità di vivere in concreto un insieme di valori come la gratuità, la condivisione, il bene comune, il dono di sé e il servizio, fortemente radicati nella coscienza del nostro popolo e posti a fondamento della vita civile dalla nostra Costituzione».
«Inoltre – ha proseguito mons. Nosiglia – il Protocollo rappresenta l’apertura di nuove prospettive per i ragazzi stessi, che vengono a conoscere realtà e mondi nuovi, che possono costituire la premessa di futuri sbocchi professionali. Anche questo è fondamentale: il nostro Paese, forse più di altri in Europa, paga la distanza fra scuola e mercato del lavoro in termini di occupazione giovanile. Come Chiesa lavoriamo – in vari ambiti – per un “patto fra generazioni” che cerchi di colmare questo divario. E l’accordo con il sistema scolastico nazionale, statale e paritario, rappresenta un’opportunità che non possiamo lasciar sfuggire».