Giovani: tre ragioni per riprendere il pellegrinaggio a piedi

La preparazione alla XV Assemblea Generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi, prevista per l’ottobre 2018 sul tema «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale», sta coinvolgendo tutte le Diocesi del mondo, che si sono attivate o si stanno attivando in vista di questa importante tappa nel cammino della Chiesa. In Italia, oltre alle iniziative già in corso a livello locale, si sta preparando un grande «segno» che avrà come protagonisti proprio i giovani: l’antica e sempre nuova esperienza di cammini a piedi nei territori del nostro Paese e, al termine, l’incontro con Papa Francesco, previsto nei giorni sabato 11 e domenica 12 agosto 2018.

Perché riproporre le antiche vie di pellegrinaggio ai giovani? Sono almeno tre le ragioni che stimolano e interrogano non solo i giovani ma anche i loro educatori, siano essi laici, religiosi o sacerdoti.

«L’idea di un incontro dei giovani italiani con il Papa ha sicuramente il sapore di un grande evento. Ma nello stesso tempo vorrebbe anche superarlo, provando ad elaborare un pensiero pastorale diverso», spiega don Michele Falabretti, responsabile del Servizio Nazionale di Pastorale Giovanile. «Per questo il prossimo incontro dei giovani italiani con Papa Francesco sarà un momento più breve che segnerà il culmine di un cammino molto più radicato nei territori e dentro un’esperienza che vuole esplicitamente costringere gli educatori a farsi compagni di viaggio dei propri giovani. Fin quasi a confondersi con loro: camminare fianco a fianco, costringe a scambi e ascolti fatti di parole e silenzi. Così, forse, sarà davvero possibile favorire il protagonismo giovanile: mettendo sotto i piedi dei ragazzi una strada da percorrere, più che un palcoscenico dove esibirsi. Possiamo leggere l’esperienza dell’educare come idea di un viaggio, di un cammino». È dunque innanzitutto in gioco una riformulazione pastorale del concetto di «evento», non riconducibile solo ad un’esperienza emotiva, concentrata e rapida ma secondo una forma che coinvolga tutte le dimensioni antropologiche, distesa nel tempo e volta a far riscoprire un ritmo più lento della vita, cadenzato dalle diverse dimensioni dell’esistenza quotidiana.

In secondo luogo, il camminare a piedi rappresenta l’assunzione di un linguaggio antico che si interroga sul senso della vita, e che spesso, fuori dagli ambienti ecclesiali, si connota quasi come un «revival» compiuto in altri contesti culturali, dalle più diverse esperienze di spiritualità, di trekking o di turismo consapevole. Per la Chiesa – e per la Pastorale Giovanile – non si tratta certo di una riscoperta, almeno a livello di consapevolezza: da Abramo in poi, la coscienza di stranieri e pellegrini (1 Pt 2.11) accompagna il cammino dei credenti, attingendo alle inesauribili fonti della Scrittura, dei Padri, della teologia spirituale, delle letteratura e dell’arte nel suo orizzonte più ampio. Negli passati, tuttavia, questa coscienza di «pellegrini nella fede» ha faticato ad essere declinata in proposte pastorali che ne dischiudessero realmente l’esperienza: un conto è riflettere sul cammino altro è percorrere a piedi con lo zaino anche 15-20 km al giorno. C’è chi ha continuato a proporre ai giovani percorsi a piedi (route, Santiago, Via Francigena, escursioni in montagna), ma dobbiamo onestamente riconoscere che non si tratta più di un’esperienza così ampiamente diffusa, a fronte di mutate sensibilità culturali che talvolta scoraggiano simili proposte, considerate molto impegnative.

Infine, una terza ragione per riprendere il pellegrinaggio a piedi con i giovani concerne lo specifico della proposta «L’amore lascia il Segno»: il cammino nei luoghi dei nostri territori locali. Se Roma e l’incontro con il Papa rappresentano certamente una meta sempre ambita e di grande significato religioso, la peculiarità dei percorsi del prossimo agosto riguarderà le tappe dei cammini, che porteranno a camminare nelle città, nei paesi e nelle campagne delle nostre Diocesi e parrocchie, offendo un nuovo sguardo su paesaggi, architetture e scenari naturali non sempre conosciuti e apprezzati. Il riappropriarsi di patrimoni culturali e bellezze naturali della nostra terra richiede un differente modo di approcciarsi alla realtà che ci circonda, una modalità che il pellegrinare a piedi consente e propizia.

Possano i cammini della prossima estate aiutare i nostri giovani a «discendere a Cafarnao» (Gv 2.12), nella quotidianità di una vita rinnovata.

 

 

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