X. I riti della cremazione

Di fronte all’aumento della richiesta di cremazione, si pongono nuove esigenze celebrative. Il caso più problematico è relativo alla possibilità di celebrare le esequie in presenza di un’urna cineraria. La cosa non era contemplata nel Rituale delle Esequie (1970, editio typica latina; 1974, traduzione italiana): la Chiesa cattolica, infatti, da sempre celebra i gesti delle esequie in presenza del corpo del defunto, invitando a posticipare l’eventuale cremazione. Nuove situazioni (urne provenienti da paesi lontani, nella quale la cremazione è la regola e i costi del rimpatrio si abbassano) e diverse consuetudini sociali hanno portato a considerare anche questa possibilità, pur in via eccezionale.
 
La liturgia delle esequie in presenza dell’urna dovrà prestare alcune attenzioni generali: collocare l’urna fuori del presbiterio, seppur in un luogo decoroso, accanto alla Croce o al cero pasquale; scegliere quelle orazioni e quei testi biblici nelle quali il riferimento al corpo è meno diretto (qualche proposta nel sussidio Cei «Proclamiamo la tua risurrezione», 136-137); omettere l’aspersione e l’incensazione nel rito di commiato, tradizionalmente rivolto al corpo.
 
Nel caso più normale, in cui la cremazione segue la celebrazione delle esequie, è anzitutto buona cosa accertarsi che la cremazione non sia stata scelta per motivazioni che escludono o negano la fede. Si invita poi ad accompagnare in preghiera il feretro verso il luogo della cremazione, dopo la celebrazione delle esequie. Si pone qui il problema del rito del commiato, che attualmente è svolto in modo laico, senza uno specifico riferimento religioso. La sincera ed aperta disponibilità dei gestori degli impianti crematori ad ospitare, nella cosiddetta «sala del commiato», una qualche forma di preghiera e benedizione, va opportunamente vagliata. L’attuale prassi del cimitero monumentale della città di Torino prevede attualmente una benedizione troppo veloce (il diacono, alla porta del cimitero, con il feretro nel carro funebre) e anonima: un congruo spazio e tempo di preghiera, guidato da un ministro ordinato, da laici ministri della consolazione nel lutto, o dai familiari stessi, aiuterebbe a personalizzare e gestire meglio il momento dell’accompagnamento e del commiato finale. Purtroppo, però, il luogo della sala del commiato non aiuta, nella misura in cui porta i segni di un’appartenenza e di un’identità estranea alla fede cattolica (l’immaginario massonico). In ogni caso, è previsto dal Sussidio Cei uno schema di preghiera sul luogo della cremazione o del commiato, che può essere guidato anche da un laico («Proclamiamo la tua risurrezione», 126-134) e può essere al limite consegnato ai familiari del defunto. Se questi lo desiderano e ciò è materialmente possibile, è inoltre possibile prevedere una preghiera di benedizione del sepolcro al momento della deposizione dell’urna con le ceneri, successivo alla cremazione.
 
Il momento della consegna dell’urna, in effetti, si presenta come un momento delicato, perché a distanza di qualche giorno dai funerali, riporta in superficie il dolore e l’angoscia dovuta al sentimento della perdita definitiva del corpo del defunto. Ogni spostamento del simbolismo relativo al morire (dal corpo racchiuso nella tomba all’urna contenente le ceneri, dalla terra della sepoltura al fuoco della cremazione) non è mai neutrale, e richiede attenzione a formulare un linguaggio appropriato, che anche nel momento finale dei riti funebri (la tumulazione o l’inumazione al cimitero) non sia retorico, banale, o peggio falso dal punto di vista teologico. Il Sussidio Cei offre a questo proposito una proposta da valorizzare.
  
Don Paolo TOMATIS
 
 
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