Una giornata particolarmente riuscita, quella di sabato 7 novembre al santo Volto. Sarà stato il tema – La liturgia, opera di misericordia –, sarà stata la passione dei relatori, in ogni caso nell’annuale Convegno degli operatori liturgici si è respirato un profumo di Vangelo, una nostalgia profonda di misericordia e di consolazione per le nostre assemblee. Anzitutto abbiamo pregato, con calma, le lodi mattutine, preghiera della Chiesa. Cosa non scontata per addetti ai lavori, che rischiano di ridurre la liturgia a cosa da fare e tema da discutere, anziché realtà capace di liberare dall’ansia del fare e di condurre oltre i discorsi e le parole.
Abbiamo poi ascoltato alcune voci preziose e preparate: quella di mons. Guido Fiandino che ha aperto i lavori presentando la liturgia come una grande pedagogia della fede, in cui la misericordia è un clima che non si improvvisa. Quella di fratel MichaelDavide Semeraro, monaco benedettino del monastero di Rhêmes Notre-Dame in Val d’Aosta, che ha rappresentato la liturgia come di un “microonde” (!), che scongela il deposito della fede e permette di gustarlo, scaldando il cuore. La sua efficacia sta nella capacità di trafiggere il cuore, toccando il cuore attraverso i sensi del corpo. Con accenti vibranti, ha ricordato come solo una liturgia “sana” – che non sia luogo di potere e abuso, di nervosismo o depressione – possa essere sanante. Una liturgia che lenisce le ferite del cuore, accogliendo senza condizioni; una liturgia che insegna e rendere grazie e aiuta a sperare, allargando gli orizzonti del proprio sguardo sulla vita. E tutto questo senza inventare nulla, “solo” facendo bene quello che ci è consegnato dalla Chiesa: i sacramenti dell’Eucaristia e della Penitenza in modo particolare, chiamati a essere sorgenti di misericordia.
Dopo la pausa, l’ascolto di alcune “buone pratiche” ha esemplificato concretamente il rapporto tra liturgia e misericordia nella pastorale liturgica. Don Paolo Resegotti, parroco a Grugliasco, ha sottolineato il rapporto tra verità e misericordia, ricordando come quest’ultima non vada confusa con il buonismo e il compromesso. La liturgia può farsi luogo che accoglie tutti, al di là di ogni giudizio, senza rinunciare tuttavia ad aprire cammini personali e personalizzati, specialmente nella celebrazione della Riconciliazione. La liturgia, inoltre, dà a tutti la possibilità di servire e assumersi responsabilità, secondo i carismi di ciascuno, così che la “chiesa degli storpi” del vangelo di Luca diventi banchetto della misericordia.
A fratel Luca Gazzoni della diocesi di Fossano-Cuneo è spettato il compito di aiutare a progettare la prima riconciliazione dei fanciulli come vera festa del perdono e di misericordia. Dall’architetto Paolo Bedogni di Reggio Emilia la sollecitazione a ripensare gli spazi della riconciliazione, per farli diventare “luoghi felici” di pace e perdono. Ai laboratori pomeridiani, infine, è stato affidato il compito di focalizzare aspetti specifici relativi alle diverse forme di celebrazione del sacramento della Penitenza, e ai diversi linguaggi chiamati ad annunciare la misericordia (in specie lo spazio e il canto). I materiali e gli approfondimenti sono già parzialmente disponibili sul sito dell’Ufficio liturgico diocesano.
Alla luce di questa giornata, partecipata al mattino da oltre 280 persone, è viva l’impressione di una pastorale liturgica vivace, non clericale, assetata non di novità a tutti i costi, ma di profondità e slancio, per tenere alta la qualità celebrativa delle nostre comunità.
Abbiamo poi ascoltato alcune voci preziose e preparate: quella di mons. Guido Fiandino che ha aperto i lavori presentando la liturgia come una grande pedagogia della fede, in cui la misericordia è un clima che non si improvvisa. Quella di fratel MichaelDavide Semeraro, monaco benedettino del monastero di Rhêmes Notre-Dame in Val d’Aosta, che ha rappresentato la liturgia come di un “microonde” (!), che scongela il deposito della fede e permette di gustarlo, scaldando il cuore. La sua efficacia sta nella capacità di trafiggere il cuore, toccando il cuore attraverso i sensi del corpo. Con accenti vibranti, ha ricordato come solo una liturgia “sana” – che non sia luogo di potere e abuso, di nervosismo o depressione – possa essere sanante. Una liturgia che lenisce le ferite del cuore, accogliendo senza condizioni; una liturgia che insegna e rendere grazie e aiuta a sperare, allargando gli orizzonti del proprio sguardo sulla vita. E tutto questo senza inventare nulla, “solo” facendo bene quello che ci è consegnato dalla Chiesa: i sacramenti dell’Eucaristia e della Penitenza in modo particolare, chiamati a essere sorgenti di misericordia.
Dopo la pausa, l’ascolto di alcune “buone pratiche” ha esemplificato concretamente il rapporto tra liturgia e misericordia nella pastorale liturgica. Don Paolo Resegotti, parroco a Grugliasco, ha sottolineato il rapporto tra verità e misericordia, ricordando come quest’ultima non vada confusa con il buonismo e il compromesso. La liturgia può farsi luogo che accoglie tutti, al di là di ogni giudizio, senza rinunciare tuttavia ad aprire cammini personali e personalizzati, specialmente nella celebrazione della Riconciliazione. La liturgia, inoltre, dà a tutti la possibilità di servire e assumersi responsabilità, secondo i carismi di ciascuno, così che la “chiesa degli storpi” del vangelo di Luca diventi banchetto della misericordia.
A fratel Luca Gazzoni della diocesi di Fossano-Cuneo è spettato il compito di aiutare a progettare la prima riconciliazione dei fanciulli come vera festa del perdono e di misericordia. Dall’architetto Paolo Bedogni di Reggio Emilia la sollecitazione a ripensare gli spazi della riconciliazione, per farli diventare “luoghi felici” di pace e perdono. Ai laboratori pomeridiani, infine, è stato affidato il compito di focalizzare aspetti specifici relativi alle diverse forme di celebrazione del sacramento della Penitenza, e ai diversi linguaggi chiamati ad annunciare la misericordia (in specie lo spazio e il canto). I materiali e gli approfondimenti sono già parzialmente disponibili sul sito dell’Ufficio liturgico diocesano.
Alla luce di questa giornata, partecipata al mattino da oltre 280 persone, è viva l’impressione di una pastorale liturgica vivace, non clericale, assetata non di novità a tutti i costi, ma di profondità e slancio, per tenere alta la qualità celebrativa delle nostre comunità.
Articolo pubblicato su La Voce del Popolo
a cura di Luciana Ruatta – don Paolo Tomatis
a cura di Luciana Ruatta – don Paolo Tomatis
LABORATORI: