III. Luci e ombre dell’attuale rito cristiano delle esequie

L’attuale rito delle esequie cristiane è strutturato come una liturgia «stazionale». Il rituale infatti, inizia con la prima tappa «nella casa del defunto» per concludersi al cimitero. La via ordinaria proposta, sembra rispondere ad un contesto culturale che possiamo ormai considerare quasi ovunque superato. Ai nostri giorni, infatti, il luogo della morte è abitualmente l’ospedale o la casa di riposo, la processione dalla casa alla chiesa è gestita abitualmente solo dalle pompe funebri, così pure, la processione al cimitero e la preghiera al momento della tumulazione, sono di fatto poco eseguite, sia a causa della difficoltà a poter svolgere cortei nelle città, sia per quei problemi pastorali che spesso rendono impossibile la presenza del presbitero sul luogo del cimitero.

 
Di fatto, il rito che possiamo considerare «ordinario» prevede abitualmente: l’accoglienza del feretro alla porta della chiesa e la celebrazione della esequie con i gesti e le parole dell’ultima raccomandazione e commiato. Tra le «pieghe» del rituale, vi sono però dei luoghi di «incontro» particolarmente delicati e importanti che andrebbero maggiormente curati:
1) Il momento del primo contatto con la famiglia; 2) la stesura dell’atto di morte; 3) la preparazione della celebrazione liturgica (il rito con la Messa o senza la Messa, coinvolgimento dei presenti, la scelta delle letture, dei canti, eventuali interventi letti o spontanei di un parente o conoscente); 4) le parole e i gesti di accoglienza dei parenti e amici sulla porta della Chiesa; 5) il tragitto dalla porta del cimitero al luogo della tumulazione; 5) la preghiera al momento della tumulazione della salma.
Questi «luoghi» sono spesso improvvisati, lasciati al caso o semplicemente «abbandonati» mentre costituiscono quei delicati momenti in cui la comunità cristiana è chiamata ad annunciare il vangelo della consolazione e della pietà cristiana. Sempre più appare chiaro come l’attuale cultura moderna interpella la Chiesa nel suo compito fondamentale di annuncio del messaggio cristiano della morte e risurrezione e di atteggiamento solidale e compassionevole di fronte al dolore .
La chiesa francese già da alcuni anni porta avanti dei progetti di formazione per istituire gruppi ecclesiali che nelle parrocchie possano prendersi cura delle famiglie che vivono la perdita di una persona cara. Queste persone hanno per lo più il compito di accogliere i parenti al momento del primo contatto con l’ufficio parrocchiale, cercano, d’intesa con i parenti e familiari, di trovare un accordo per l’animazione liturgica delle esequie e tentano di accompagnare la famiglia nel difficile tempo del lutto.
Negli articoli che seguiranno su questa rubrica, cercheremo di approfondire questi temi, tuttavia con le parole di un recente documento dell’episcopato tedesco ci sembra importante porci alcune domande (cfr. Conferenza episcopale tedesca, Seppellire i morti e consolare gli afflitti, in Il Regno-doc. 3/2006): – Com’è il rapporto fra la comunità cristiana e le imprese addette alla sepoltura? Può essere migliorato? Chi è da noi il primo interlocutore dei familiari?
Qual è concretamente l’atteggiamento nei riguardi dei defunti? Dove e in che modo si allestisce il catafalco? Si può visitare la persona defunta? Cosa succede dal punto di vista liturgico fra il momento della morte e la sepoltura? Chi prepara la liturgia esequiale? Come si può migliorare l’accompagnamento delle persone in lutto da parte della comunità cristiana?
Queste e molte altre domande vogliono avviare una riflessione pastorale e liturgica che sarà approfondita nel corso di questo anno pastorale.
 
 
 
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