Vi è nel Salterio un piccolo gruppo di inni al Dio re dal tema unitario; sono i salmi da 95 a 98 (96-99 secondo la numerazione ebraica), che sviluppano temi analoghi e presentano anche somiglianze nell’incipit, tra i salmi 95 – 97 (“Cantate al Signore un canto nuovo”) e 96 – 98 (“Il Signore regna”). A Natale li ritroviamo nel Lezionario come salmi responsoriali, il salmo 95/ebr. 96 alla messa della notte, il salmo 96/ebr. 97 alla messa dell’aurora, il salmo 97/ebr. 98 alla messa del giorno (oltre che nella solennità dell’Immacolata Concezione, l’8 dicembre).
I salmi 95 (ebr 96) e 97 (ebr 98) esprimono i temi tipici della riflessione post-esilica, narrata nella seconda parte del libro di Isaia (capp. 40-56), in cui il ritorno da Babilonia rappresenta un nuovo inizio, una nuova creazione, una buona notizia portata dal messaggero, come ricorda la Prima lettura della messa del giorno di Natale (Is 52,7-10). Sono dunque le grandi azioni di Dio, le sue meraviglie, la salvezza e la liberazione da lui realizzate con mano potente che fanno scaturire “il canto nuovo”. Una novità che ha anche connotazione escatologica, riferita al futuro, quando Dio stabilirà il suo regno di giustizia. Questi testi si adattano bene all’attesa a cui ci ha invitato il tempo di Avvento e offrono una visione unificata della storia della salvezza, in cui l’escatologia non si configura come un futuro mitico senza nessi con l’oggi, piuttosto come un germe già presente – in forma non compiuta – nella storia: per Israele è il canto nuovo della liberazione e della promessa di un futuro – come sottolinea l’autorevole commentatore Rashi di Troyes.
Il Nuovo Testamento orienta questa forte novità alla persona stessa di Gesù (“Oggi si è compiuta questa Scrittura”, Lc 4,21 a commento di Is 61,1-2), destinata a realizzarsi in pienezza alla fine dei tempi. Gianfranco Ravasi ne traccia quasi un inventario: nuovo insegnamento (Mc 1,27), nuovo vino (Mc 2,22) , nuova alleanza (Mc 14,24), nuovo vestito (Lc 5,36) nuovo comandamento (Gv 13,34), nuova pasta (1Cor 5,7), nuova vita (Rm 6,4), nuovo spirito (Rm 7,6), nuovo nome (Ap 2,17), nuovo cantico (Ap 5,9;14,3), nuovi cielo e nuova terra (Ap 21,1), nuova Gerusalemme (Ap 21,2).
Il “canto nuovo” dei nostri salmi viene, dunque, interpretata dai padri alla luce della risurrezione di Cristo e della sua venuta nella carne. Nel vangelo di Luca, Simeone esclama “i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli” (Lc 2,30-31), evocando il salmo 97/98 al v. 2. Il nesso tra questo salmo e l’incarnazione di è testimoniato appunto dalla sua collocazione nella messa del giorno di Natale e anche dal fatto che proprio questi versetti lucani accompagnano il salmo 97/98 nella Liturgia delle Ore come frase aggiunta per orientarne la lettura cristologica.
Che il “canto nuovo” risuoni nelle ormai prossime celebrazioni natalizie portando energie rinnovate alle nostre comunità e al mondo intero. Come ricorda Agostino nel suo monumentale commento ai salmi, «“Cantate al Signore un cantico nuovo”. L’amore è il cantico nuovo … Lo dice il Signore: “Vi do un comandamento nuovo: amatevi gli uni gli altri “(Gv 13,34). Tutta la terra canta dunque il cantico nuovo e in questo modo si viene costruendo la casa, per cui tutta la terra è casa di Dio».
Luciana Ruatta