Il Ruvarashe Trust ( prima Zimbabwe Self Reliance Leprosy Trust)significa il fiore di Dio ed è al servizio di persone portatrici di handicap per renderle autonome economicamente, crescere umanamente, spiritualmente, socialmente e riacquistare la dignità di persone attive nella società. Sono aiutate con progetti di autogestione in agricoltura e formazione di piccoli artigiani, dando loro il necessario per esercitare il mestiere nella loro comunità.
 
Il Ruvarashe Trust è un`opera sotto la Diocesi dell`Harare di cui l`Arcivescovo è il presidente e Caterina Savini il direttore. L`organizzazione ha un Comitato di gestione formato da 7 membri con a capo Padre H. Muller gesuita. Il personale è formato da un amministratore e segretario signor R. Phiri ed i conti sono revisionati ogni anno.
Ha poi un assistente sociale, tre insegnanti per i corsi di piccoli artigiani ed un assistente amministrativo. Per alcuni progetti, es. fare corone del rosario, sono coinvolte persone volontarie che preparano il lavoro e seguono le persone che le fanno, delle quali una è focomelica ( senza braccia) e le fa coi piedi, un`altra sulla sedia a rotelle e la terza paralizzata al lato destro.
 
Caterina Savini, missionaria Forlivese, da 49 anni lavora in Africa per la cura, la riabilitazione e il reinserimento sociale dei malati di lebbra. Oggi è direttrice del centro Ruvarashe Trust che aiuta persone disabili con progetti di formazione professionale in agricoltura e artigianato dando loro un contributo per avviare un mestiere nelle loro comunità di origine
“Nel centro – scrive Caterina Savini – tante persone disabili imparano un mestiere, crescono umanamente, socialmente, spiritualmente e diventano autonome. Sono orgogliose di mostrare che sono persone attive e dignitose e proprio loro, disabili, spesso diventano i sostenitori della famiglia”. La situazione nello Zimbabwe continua ed essere incerta dal punto di vista politico, economico e sociale, la disoccupazione raggiunge il 90% e l’inflazione aumenta continuamente. “Si va avanti a singhiozzo – scrive ancora Caterina – e quando lungo il cammino si superano i tanti ostacoli viene spontaneamente una lode al buon Dio che si fa in quel momento più che mai presente nella nostra vita. Nelle difficoltà si scopre la gioia di vivere per qualcuno e non per qualcosa. La vita senza un ideale a cui dedicarsi senza riserve non è vita”. (12 Dicembre 2012)

Caterina Savini ci racconta..

Corsi professionali e nuovo futuro.
i nostri progetti sono aperti a persone con ogni tipo di handicap, ma sempre con priorità a coloro che sono afflitti da lebbra. Aiutiamo i nostri pazienti ad aiutarsi con progetti di autogestione in campo agricolo o formando piccoli artigiani e dando loro il necessario per esercitare il mestiere nel loro villaggio-comunità. Ad esempio ai sarti forniamo macchine da cucire, forbici, un po’ di stoffa per iniziare; ai calzolai e falegnami gli attrezzi idonei.
recentemente abbiamo aperto un nuovo centro, il st. Bakhita traning centre dove i nostri studenti, oltre che imparare un mestiere, crescono umanamente, socialmente e spiritualmente, riacquistando la loro dignità così come il signore li ha creati. lì si sentono amati e valoriz- zati. la famiglia stessa e le comunità del territorio spesso rimangono sorpresi a vederli tornare come persone cambiate, ora attive e quasi sempre sostenitori della propria famiglia. inoltre, essi offrono agli abi- tanti un servizio che prima non esisteva ed ora sono visti in un’ottica diversa. Grazie alla diocesi per avermi dato la possibilità di servire meglio i nostri poveri.
 
Caterina Savini
Bakhita Traning Centre
 
 
condividi su