«Il Sinodo non è un parlamento». Lo ha ripetuto più volte Papa Francesco nella Messa del 4 ottobre 2023, San Francesco d’Assisi, che ha aperto il Sinodo dei Vescovi, cui partecipano con diritto di voto, oltre ai vescovi, anche altri componenti del popolo di Dio.
Il Sinodo – numeri e partecipanti
Dal 4 al 29 ottobre 2023 la XVI Assemblea generale del Sinodo dei vescovi «Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione» mette al centro il tema della sinodalità. I partecipanti sono 464, tra cui 365 membri votanti, di cui, prima volta con diritto di voto, 54 donne. Sono presenti senza diritto di voto alcuni «invitati speciali» e 12 delegati fraterni che rappresentano altre Chiese e comunità ecclesiali. Relatore generale di questo Sinodo è il cardinale Jean-Claude Hollerich. Mons. Roberto Repole è tra i cinque prelati designati dalla Conferenza Episcopale Italiana, assieme a lui: mons. Franco Giulio Brambilla, Vescovo di Novara; mons. Bruno Forte, Arcivescovo di Chieti-Vasto; mons. Domenico Battaglia, Arcivescovo di Napoli; mons. Mario Enrico Delpini, Arcivescovo di Milano.
La Messa di apertura
La Messa di apertura il 4 ottobre è stata concelebrata dai nuovi Cardinali e dal Collegio Cardinalizio, davanti a 25 mila fedeli. Punto di partenza dell’omelia di Papa Francesco «lo sguardo di Gesù». «Cari fratelli Cardinali, confratelli Vescovi, sorelle e fratelli, siamo all’apertura dell’Assemblea Sinodale. E non ci serve uno sguardo immanente, fatto di strategie umane, calcoli politici o battaglie ideologiche – se il Sinodo darà questo permesso, quell’altro, aprirà questa porta, quell’altra – questo non serve. Non siamo qui per portare avanti una riunione parlamentare o un piano di riforme. Il Sinodo, cari fratelli e sorelle, non è un parlamento. Il protagonista è lo Spirito Santo. No. Non siamo qui per fare parlamento, ma per camminare insieme con lo sguardo di Gesù, che benedice il Padre e accoglie quanti sono affaticati e oppressi. Partiamo dunque dallo sguardo di Gesù, che è uno sguardo benedicente e accogliente».
«Lo sguardo benedicente di Gesù», ha proseguito, «ci invita a essere una Chiesa che non affronta le sfide e i problemi di oggi con uno spirito divisivo e conflittuale ma che, al contrario, volge gli occhi a Dio che è comunione e, con stupore e umiltà, lo benedice e lo adora, riconoscendolo suo unico Signore». «E questo è il compito primario del Sinodo: ricentrare il nostro sguardo su Dio, per essere una Chiesa che guarda con misericordia l’umanità. Una Chiesa unita e fraterna – o almeno che cerca di essere unita e fraterna –, che ascolta e dialoga; una Chiesa che benedice e incoraggia, che aiuta chi cerca il Signore, che scuote beneficamente gli indifferenti, che avvia percorsi per iniziare le persone alla bellezza della fede. Una Chiesa che ha Dio al centro e che, perciò, non si divide all’interno e non è mai aspra all’esterno. Una Chiesa che rischia con Gesù. Così Gesù vuole la Chiesa, così vuole la sua Sposa».
Una Chiesa che vive nel dialogo sinodale una «marcia nello Spirito Santo» protagonista del Sinodo: «se il Popolo santo di Dio con i suoi pastori, da ogni parte del mondo, nutre attese, speranze e pure qualche paura sul Sinodo che iniziamo, ricordiamo ancora che esso non è un raduno politico, ma una convocazione nello Spirito; non un parlamento polarizzato, ma un luogo di grazia e di comunione. Lo Spirito Santo, poi, spesso frantuma le nostre aspettative per creare qualcosa di nuovo, che supera le nostre previsioni e le nostre negatività. Forse posso dire che i momenti più fruttuosi nel Sinodo sono quelli di preghiera, anche l’ambiente di preghiera, con il quale il Signore agisce in noi. Apriamoci a Lui e invochiamo Lui: Lui è il protagonista, lo Spirito Santo. Lasciamo che Lui sia il protagonista del Sinodo! E con Lui camminiamo, nella fiducia e con gioia».
Apertura dei lavori in Aula Paolo VI
Seduto al tavolo con i rappresentanti della Segreteria generale del Sinodo, mercoledì 4 ottobre 2023 il Papa ha aperto la prima Congregazione generale del Sinodo sulla Sinodalità e indicato ai 464 partecipanti il cammino da percorrere in queste quattro settimane di lavori, esortando tutti i giornalisti, che fanno un lavoro «molto bello, molto buono», di aiutarli a trasmettere il messaggio che la “priorità” è l’ascolto, prima ancora della parola.
Lo Spirito Santo protagonista
Il Papa è giunto in anticipo in Aula Paolo VI, per l’occasione modificata nei suoi spazi, salutato dai presenti a cominciare dai due vescovi cinesi, membri nell’assise su nomina papale. Insieme a cardinali, vescovi, religiosi, consacrate, laici e laiche, Francesco ha pregato e cantato l’invocazione allo Spirito Santo, quello che – ha detto nel suo breve discorso introduttivo – è il vero “protagonista” del Sinodo: «Il protagonista del Sinodo non siamo noi, è lo Spirito Santo e se noi lasciamo posto allo Spirito Santo, il Sinodo andrà bene».
No al chiacchiericcio, malattia frequente
E proprio per «non rattristare lo Spirito» che si avvilisce con «le parole vuote, le parole mondane», il Papa ha messo ancora una volta in guardia dal “chiacchiericcio”, una «abitudine umana, ma non buona», una «malattia molto frequente fra noi» e «comune nella Chiesa».
«Il chiacchiericcio è l’anti-Spirito Santo, va contro… E se noi non lasciamo che Lui ci guarisca da questa malattia, difficilmente un cammino sinodale sarà buono. Almeno qui dentro: se tu non sei d’accordo con quello che dice quel vescovo o quello che dice la suora o quel laico là, diglielo in faccia. Per questo è un Sinodo. Per dire la verità, non il chiacchiericcio sotto il tavolo».
Priorità dell’ascolto
Più delle parole, premura del Papa è che durante il Sinodo sia dato spazio all’ascolto: «C’è la priorità dell’ascolto», ha detto, «e dobbiamo dare un messaggio – e questo agli operatori della stampa, ai giornalisti che fanno un lavoro molto bello, molto buono – Ma dobbiamo dare proprio una comunicazione che sia il riflesso di questa vita nello Spirito Santo».
«Ci vuole un’ascesi – scusatemi che parli così ai giornalisti – ma un certo digiuno della parola pubblica per custodire questo. E quello che si pubblica, che sia in questo ambiente. Qualcuno dirà – lo stanno dicendo – che i vescovi hanno paura e per questo non vogliono che i giornalisti dicano. No: il lavoro dei giornalisti è molto importante. Ma dobbiamo aiutarli a che dicano questo, questo andare nello Spirito».
Messaggio ai giornalisti
Francesco ha ricordato come le polemiche e le pressioni mediatiche nei precedenti Sinodi si siano sovrapposte alle discussioni in aula, spesso orientando anche l’agenda di lavoro. «Quando (c’è stato) il Sinodo sulla famiglia, c’era l’opinione pubblica fatta dalla mondanità di noi, che era per dare la comunione ai divorziati: e così siamo entrati nel Sinodo. Quando (c’è stato) il Sinodo per l’Amazzonia, c’era l’opinione pubblica, la pressione, che era per fare i viri probati: siamo entrati con questa pressione, no?».
«Adesso – ha detto il Papa – ci sono alcune ipotesi di questo Sinodo: “Ma cosa faranno? Forse il sacerdozio alle donne”, non so, queste cose che dicono fuori, no? E dicono tante volte che i vescovi hanno paura di comunicare quello che succede». Per questo il Pontefice si rivolge direttamente ai “comunicatori” chiedendo loro «di fare la vostra funzione bene, giusta, che le persone di buona volontà – le altre diranno quello che vogliono – capiscano che anche nella Chiesa c’è la priorità dell’ascolto. Trasmettere questo: è tanto importante».
Riflettere sui testi di San Basilio
Il Papa ha indicato poi alcuni testi di antologia patristica come strumento di riflessione per tutti i partecipanti: «Questi sono presi da San Basilio, che ha scritto quel bel trattato sullo Spirito Santo. Perché? Perché ci vuole far capire questa realtà, che non è facile: non è facile…. Vi prego di riflettere e meditare su questi», esorta.
Un Sinodo voluto da tutti i vescovi del mondo
«Non è facile», ha detto ancora il Papa, intraprendere ora questo Sinodo sulla sinodalità, frutto di un cammino lungo 60 anni: «Non è facile, ma è bello: è molto bello». Soprattutto è un Sinodo, quello che inizia oggi, «che tutti i vescovi del mondo hanno voluto».
«Nel sondaggio che è stato fatto dopo il Sinodo per l’Amazzonia a tutti i vescovi del mondo, il secondo posto delle preferenze era questo: sinodalità. Primo erano i preti, il terzo credo una questione sociale. Ma, secondo [il tema della sinodalità era al secondo posto]. Tutti i vescovi del mondo vedevano la necessità di riflettere sulla sinodalità. Perché? Perché tutti avevano capito che il frutto era maturo per una cosa del genere».
Non una riunione “parlamentaria”
Allora «con questo spirito incominciamo a lavorare, oggi», ha affermato Francesco, ricordando ancora – come già nell’omelia della Messa in Piazza San Pietro – «che il Sinodo non è un parlamento: è un’altra cosa; che il Sinodo non è una riunione di amici per risolvere alcune cose del momento o dare le opinioni: è un’altra cosa».
«Se in mezzo a noi ci sono altri modi di andare avanti per interessi sia umani, personali, ideologici, non sarà un Sinodo, sarà una riunione più parlamentaria, che è un’altra cosa. Sinodo è un cammino che fa lo Spirito Santo».
La preghiera delle comunità locali
Con lettera del 12 settembre 2023 indirizzata ai vescovi, il card. Mario Grech, segretario generale del Sinodo dei vescovi, ha invitato le comunità locali ad accompagnare i lavori con la preghiera. «“Senza preghiera non ci sarà Sinodo” (papa Francesco, Intenzione di preghiera per il mese di ottobre 2022). II Sinodo è innanzitutto un evento di preghiera e di ascolto e non coinvolge unicamente i membri dell’Assemblea sinodale, ma ogni battezzato, ogni Chiesa particolare. Tutti, infatti, siamo chiamati in questo momento ad unirci nella comunione della preghiera e nell’invocazione insistente dello Spirito Santo perché ci guidi nel discernimento di ciò che il Signore chiede oggi alla sua Chiesa: Pertanto scrivo a voi, che siete “il visibile principio e fondamento di unità” (LG 23) nelle vostre Chiese particolari […], perché da tutta la Chiesa salga a Dio “una preghiera incessante” (At 12,5) per il Santo Padre papa Francesco e per tutti i membri dell’Assemblea sinodale».
Mons. Grech ha chiesto, perciò, di pregare per il Sinodo e di sollecitare alla preghiera unanime e incessante ogni comunità cristiana, specialmente le comunità monastiche. «La preghiera è una delle forme di partecipazione di ogni vescovo all’azione collegiale e segno eminente della sollecitudine per la Chiesa universale (cf. Apostolorum Successores 13)
Fonti: «La Voce E il Tempo» 8 ottobre e «Vatican News» 4 ottobre 2023