Nei giorni scorsi aveva stupito la lettera inviata alla Prefettura di Torino da parte di un gruppo di cittadini residenti nel quartiere pre-collinare di Cavoretto contro la chiusura del centro che oggi ospita 33 ragazzi provenienti dall’Africa e dal Pakistan. Le due cooperative che gestiscono la struttura non hanno partecipato al bando prefettizio necessario per continuare l’attività e adesso si rischia di porre fine all’intero progetto.
Sono una quarantina i firmatari della lettera e sono tutti cittadini e volontari (ragazzi dell’oratorio, scout, studenti, signore e signori di ogni età). A loro si associa l’Arcivescovo nella lettera inviata a don Maurizio De Angeli, parroco di Cavoretto, di cui pubblichiamo il testo integrale qui di seguito.
«Caro don Maurizio,
ho visto che insieme ai tuoi parrocchiani avete inviato al Signor Prefetto una lettera relativa al Centro di accoglienza per profughi che anch’io ho avuto modo di conoscere di recente durante la mia Visita pastorale. Debbo dirti, come ho espresso anche in quella occasione, tutta la mia stima e il mio apprezzamento per come la popolazione di Cavoretto ha accolto e sta gestendo, insieme alle cooperative, la vita di questi nostri fratelli che necessitano di tante cose, ma soprattutto di amore e di relazioni ricche di umanità e di fraternità.
Mi associo pertanto alla vostra richiesta di mantenere aperto il Centro: quell’esperimento rappresenta infatti un importante esempio di integrazione per tante altre situazioni di accoglienza presenti nella nostra città e nel territorio della diocesi. Non vi siete infatti limitati a dare a questi amici un tetto e quanto è necessario per vivere ogni giorno, ma avete promosso un percorso di efficace inclusione sociale, che ha coinvolto tanta parte della popolazione di Cavoretto. Mi auguro e prego il Signore, difensore dei deboli e dei poveri, affinché il problema sia risolto, sia per il bene di questi fratelli e amici e sia per quello della vostra comunità, che potrà trarre da questo impegno un’ulteriore spinta sulla via della comunione e unità e di una concreta testimonianza del Vangelo, mettendo in pratica l’invito di Gesù che risuona con forza in questo tempo di Quaresima: «Ero forestiero e mi hai ospitato».
Vi sono dunque vicino e vi benedico di cuore.
Torino, 9 marzo 2018
Mons. Cesare Nosiglia
vescovo, padre e amico»
In allegato l’articolo pubblicato su «La Voce E il Tempo» del 18 marzo 2018.