Lamianto a Balangero fa ancora paura. Perché sulla montagna dietro al paese, i gradoni della cava di amianto più grande dEuropa, sono ancora lì, vivi in tutta la loro drammaticità del passato industriale ed estrattivo di questa zona. Dalla chiusura delle cave di San Vittore, allinizio degli anni Novanta, è iniziata una lunghissima e complessa bonifica dellarea, oggi non ancora conclusa. La zona è pronta a rinascere, senza lasbesto causa di centinaia di morti, sui quali sta cercando di far luce linchiesta aperta dal procuratore di Torino Raffaele Guariniello. Al lavoro per la riqualificazione cè un pool di esperti coordinato dalla Rsa, società a capitale pubblico che sta curando la bonifica del sito. Si dovranno realizzare un campo fotovoltaico da un megawatt di potenza e un programma integrato di sviluppo ambientale ed economico.
A Balangero si lavora per la sistemazione idrogeologica e idraulica delle superfici a terrazzo, in tutto 310 ettari, ma anche all’abbattimento dei capannoni (40 mila metri quadrati), operazione molto complessa. Ci vorranno anni; i tempi sono legati a fattori tecnici, ambientali, tra autorizzazioni e controlli. Il progetto dell’impianto fotovoltaico è già all’esame della Provincia di Torino e del ministero dell’Ambiente. Non solo. A novembre del 2011, la società ha ufficializzato il vincitore del concorso di idee lanciato alcuni mesi prima per la riqualificazione complessiva dell’area. Ha vinto un gruppo di architetti torinesi, che fanno capo alle società Area Progetti e Golder Associates, con Cristina Gragnolati, Laura Agosti, Valentina Esposito.
Tra le azioni previste, la complessiva rigenerazione della palazzina uffici, la creazione di un percorso museale di vista dove storia, natura e cultura si fondono, un laboratorio di ricerca e un polo ecologico. Spazio a opere d’arte contemporanee, mongolfiere, uno spazio per eventi, isole flottanti nel lago, giardini tecnologici e nuove attività artigianali. (m.bu)
Testo tratto da »La Voce del Popolo» del 6 maggio 2012