Il 10 agosto 2023 ricorre il centenario della morte del card. Agostino Richelmy, arcivescovo di Torino dal 1897 al 1923. Di seguito riprendiamo il ricordo a cura di mons. Giacomo Maria Martinacci, rettore del santuario della Consolata, pubblicato sul settimanale diocesano «La Voce E il Tempo» del 16 luglio 2023.
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Il Santuario della Consolata non può lasciar passare, senza un ricordo specifico, il centenario della morte – il prossimo 10 agosto – del cardinale Agostino Richelmy, Arcivescovo Metropolita di Torino dal 1897 al 1923, particolarmente legato da amicizia fraterna al Beato Giuseppe Allamano oltre che al nostro Santuario (che egli nel 1906 volle insignito del titolo di Basilica Pontificia), tanto da essere definito il «Cardinale della Consolata».
Era nato in Torino il 29 novembre 1850, in una distinta famiglia borghese. La nostra rivista (maggio 1922), in vista dell’apertura delle celebrazioni per il giubileo del suo episcopato torinese e per il 50° di Ordinazione sacerdotale, presentò così il suo legame con la Consolata: «Qui venne infante a scioglier le prime preghiere; qui ricevette la S. Cresima; qui celebrò una delle prime Messe; qui, giovane sacerdote, predicò la Novena della Consolata; qui, Vescovo d’Ivrea, tornò più volte per prendere parte alla processione del 20 giugno; qui ancora, tutti i sabati dell’anno, i torinesi lo vedono genuflesso a compiere la sua Ora di Sacerdote Adoratore».
Praticamente coetaneo dell’Allamano, anche se non residente nel Seminario, fu suo compagno di studi; conseguì la laurea in Teologia presso la Regia Università, poco prima che la Facoltà venisse soppressa. Ordinato presbitero il 25 aprile 1873, fu ripetitore di Teologia Morale nel Seminario Metropolitano e nel 1876, primo in ordine di tempo, conseguì l’aggregazione al Collegio dei Teologi della nuova Facoltà Teologica eretta nel Seminario. Nel 1882 l’Allamano, che si era molto adoperato per la riapertura del Convitto Ecclesiastico, lo propose all’Arcivescovo Gastaldi come Prefetto delle Conferenze di Teologia Morale ma questi preferì che fosse il Rettore stesso del riaperto Convitto a ricoprire tale incarico.
Nominato il 10 febbraio 1883, insieme all’Allamano, canonico onorario del Capitolo Metropolitano, nel 1884 fu inviato a Roma dal nuovo Arcivescovo – il Card. Alimonda – per trattare l’erezione a Torino della Facoltà di Diritto Canonico e Civile, che per alcuni decenni ebbe sede presso il Convitto. Il medesimo Arcivescovo gli affidò la cattedra di Teologia speculativa nella Facoltà Teologica e quella di diritto canonico nella Facoltà Legale.
A soli 36 anni venne nominato Vescovo di Ivrea e nel 1897 fu trasferito a Torino dove l’inizio del suo lungo episcopato coincise con le solenni manifestazioni, già previste dal suo Predecessore, per il XV centenario della Gerarchia ecclesiastica in Piemonte e il IV centenario della Cattedrale con una ostensione della Sindone, il Congresso Mariano Nazionale e la grandiosa Esposizione d’Arte Sacra.
Nel 1899 il Papa Leone XIII lo creò Cardinale, assegnandogli il titolo di S. Eusebio; nel medesimo anno fu determinante il suo appoggio per l’Allamano, che pose mano ai grandi lavori per la ristrutturazione e l’ampliamento del Santuario della Consolata, culminati nel 1904 con una nuova incoronazione del quadro della Vergine, questa volta con stelle di brillanti: l’Arcivescovo Richelmy fu tra i primi – con lo stesso Papa San Pio X – a contribuire alla raccolta delle pietre preziose necessarie.
È certamente grande merito del Richelmy il sostegno convinto offerto all’Allamano per la fondazione nel 1901 dei Missionari della Consolata. L’amicizia che legò costantemente Richelmy e Allamano, e che risale ai tempi della formazione seminaristica, trovò continuo alimento nella comune straordinaria devozione alla Vergine Consolata. A parte i contatti frequentissimi di ordinaria amministrazione, l’Allamano fu vicino al suo Cardinale in tante particolari circostanze, a volte anche molto delicate ed assolutamente non facili.
La devozione del Richelmy alla Consolata, sempre attento ai vari aspetti pastorali e presente di persona oltre che con interventi scritti e preghiere da lui composte, fu resa molto evidente anche dal preziosissimo paramentale che egli volle offrire al Santuario negli ultimi anni della sua vita intendendo che fosse «unico per rarità di disegno e sontuosità di esecuzione» e che fu terminato solo dopo la sua morte.
Nel corso del suo non breve episcopato torinese, il Richelmy partecipò a tre Conclavi: nel 1903 per l’elezione di San Pio X, nel 1914 per quella di Benedetto XV e nel 1922 per quella di Pio XI e nel 1917 ebbe la gioia di vedere la Beatificazione di Giuseppe Benedetto Cottolengo, sacerdote del Clero torinese, oltre ad aver favorito lo sviluppo delle Cause di altri Servi di Dio, tra cui quella del Cafasso.
Il suo episcopato torinese fu all’insegna della moderazione, mentre a cavallo del cambio di secolo Torino registrava una trasformazione economica, sociale e politica. Di questi cambiamenti si può affermare che il Cardinale è stato testimone, guida ed animatore, anche se non da solo. Senza entrare in dettagli, va ricordata la sua decisa opposizione al modernismo, senza però intervenire con dirette misure disciplinari; nel corso della prima guerra mondiale trovò grande e disponibile collaborazione da parte del can. Allamano sia nelle suppliche alla Consolata per la pace in forma di giornate di preghiera, di tridui, di ore e di notti di adorazione, sia perché il Santuario divenne punto di riferimento per molti profughi di guerra mentre i locali del Convitto Ecclesiastico accolsero parecchi sacerdoti anch’essi provenienti dal Trentino, dal goriziano e dal Veneto.
Al di là di altri aspetti non secondari della sua esistenza, sembra importante rilevare quanto la Santissima Eucaristia fosse il sole della sua vita. Portava un’attenzione affettuosa anche ai minimi dettagli dell’azione liturgica e gustava immensamente le bellezze della liturgia. I fedeli rimanevano colpiti dal modo con cui egli soleva celebrare l’Eucaristia. Una testimonianza: la mia mamma, nata nell’anno 1900, nei suoi anni giovanili ebbe modo più volte di partecipare a Messe da lui celebrate e a distanza di decenni poteva ancora attestare anche a me come il Cardinale quasi si trasfigurasse mentre era all’altare.
La giornata terrena del card. Richelmy fu segnata, nella fase finale, anche dalla sempre più malferma salute che trovò nella totale dedizione del suo segretario personale, il canonico Adolfo Barberis (ora Venerabile), l’aiuto necessario. Il suo trapasso, avvenuto il 10 agosto 1923, procurò un altro grande vuoto per l’amico can. Allamano.
Dopo i funerali con gli onori di Stato la sua salma, inizialmente sepolta nei loculi riservati agli Arcivescovi nel Cimitero Monumentale di Torino, venne poi trasferita nel Santuario della Consolata il 28 settembre 1949: il luogo della sua tomba è reso visibile dalla pregevolissima urna marmorea collocata nell’aula di Sant’Andrea, in cui viene raffigurata l’intera sua immagine secondo lo stile un tempo molto comune per grandi personaggi e santi.
Giacomo Maria MARTINACCI su «La Voce E il Tempo» del 16 luglio 2023