Commento domenica 30 marzo 2014

Domenica 30 marzo 2014
(commento a cura dell’Ufficio Missionario)
 
Ogni giorno è illuminato
“Io sono la luce del mondo” (Gv 9,5): così Gesù si autodefinisce in questa pagina del vangelo di Giovanni. Egli è la luce ed “è venuto a visitarci come sole che sorge”, come la luce del primo mattino che annuncia il risveglio dalla notte, che preannuncia un nuovo giorno, che ci dice che ancora una volta Dio non si è stancato degli uomini, ma ci dona un giorno nuovo per conoscerlo, amarlo e servirlo. Come il raggio di luce che nel mattino di Pasqua si insinua nel sepolcro vuoto e illumina il sudario piegato lì in un angolo annunciando che l’eterno è parte della storia del mondo.
Egli è la luce bianca e splendente, come le sue vesti là sul monte Tabor, che ci rivela la sua natura divina. Un Dio che si è fatto conoscere come amore, un amore che abbaglia nella sua intensità e purezza.
Egli è quella luce che per un momento, all’ora nona, si è fatta buio per tutto il mondo perché doveva compiersi l’ultimo e finale scontro con il peccato e con la morte. Quella morte che Egli ha fatto morire abbracciandola forte sul Calvario. Dopo quell’attimo tragico, il buio è tornato ad essere luce splendente: la risurrezione.
 
Egli è la luce del tramonto, la luce più bella, quella che rende i colori intensi, pieni di sfumature, quella che dà alla giornata il senso di un grande sospiro di riposo e di appagamento. Perché è lui che ci mostra l’intensità del vivere, la preziosità di ogni aspetto della vita dell’uomo e della vita del mondo. E’ lui che colora d’intensità e d’immenso le vicende del nostro mondo.
Egli è la luce della lampada messa sul moggio perché possa illuminare la notte, perché anche nelle tenebre del dolore e dello smarrimento possiamo guardare a Lui e in Lui trovare la direzione verso cui continuare a camminare. Ma è anche la luce della lampada delle ragazze sagge che attendono, e al grido “ecco lo sposo”, sono pronte a corrergli incontro. Quella luce che Egli porta nel suo improvviso e a volte inatteso rivelarsi, là dove siamo assopiti nel sonno della pigrizia o della distrazione.
 
Egli è la “luce gentile” che si insinua nelle pieghe della storia, che si nasconde nelle strade del mondo, che brilla nei volti dei poveri e dei dimenticati.
Che la nostra quaresima sia una ricerca appassionata della Luce di Cristo, sia un lasciarsi avvolgere dalla sua luce e sia anche un diventare noi stessi luce.
Perché ciò si realizzi non possiamo che andare nel mondo, sulle sue strade, nelle sue periferie, in quel mondo che Cristo illumina, in quel mondo che custodisce la luce del Signore.
 
(testo tratto dal Sussidio per la Quaresima 2014 a cura degli Uffici diocesani)
 
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