A ottobre 2024, prenderanno il via i percorsi per la formazione verso le ministerialità istituite di accolito, lettore, catechista, referente della carità e dell’azione sociale, di guida della comunità in équipe. In questi mesi si è lavorato per precisare i profili, i compiti e le modalità di azione di coloro che, attraverso un discernimento personale e comunitario, saranno candidati a prepararsi per questo prezioso servizio ecclesiale.
Sono stati messi a punto i contenuti e i ritmi formativi: si alterneranno incontri in presenza e online, sulla piattaforma dedicata, e tempi di lavoro in gruppo e personali. Il modello formativo che si metterà in atto mira a valorizzare le competenze e le conoscenze già acquisite da ciascun candidato, coniugando l’attenzione alla pratica pastorale e all’approfondimento di alcuni elementi di teologia, delle scienze della formazione e della comunicazione. In questo modo, si desidera favorire una circolarità virtuosa tra esperienza ecclesiale e spirituale e riflessione teologica e pedagogica. Siamo infatti convinti che le sorprese di Dio si possano riconoscere solo all’incrocio della lettura concomitante della realtà e dei dati della rivelazione.
Tuttavia, questo lavoro sulla formazione alla ministerialità istituita sarebbe sterile se non si radicasse in una necessaria e contemporanea attenzione alle (nuove) forme di presenza della Chiesa sul territorio e se non si collocasse in un orizzonte più ampio, che riguarda la formazione di tutti.
Del primo elemento si è già occupato, in un altro intervento, don Mario Aversano, Vicario episcopale per la pastorale sul territorio. Ha presentato quanto sta avvenendo nel concreto delle nostre comunità: cioè una diversificazione di configurazioni di comunità, dentro la cornice di alcuni criteri comuni. Si tratta di una trasformazione graduale che si sta accompagnando passo a passo, per evitare l’effetto di una sovrastruttura pensata a tavolino, che sarebbe magari teoricamente chiara, ma che si applicherebbe in modo estrinseco e poco rispettoso della realtà. La ministerialità istituita, e quindi il discernimento di figure adatte, diventa, in questa prospettiva, un elemento decisivo della necessaria predisposizione al futuro. Ragionevolmente, il domani avrà a che fare con un’organizzazione pastorale ed ecclesiale sempre più interparrocchiale, anche perché deve fare i conti con la diminuzione del numero dei presbiteri, oltre che di credenti.
Del secondo elemento, e cioè dell’importanza di un accompagnamento formativo per tutti, sviluppo qualche spunto ora. Senza la cura di quest’aspetto, le riflessioni e le decisioni sulla ministerialità istituita – perfino l’erezione di un Istituto interdiocesano per la formazione – e sulle forme di presenza della Chiesa sul territorio rimarrebbero monche, come oasi ideali, ma non abitabili. Sarebbero iniziative lodevoli, ma di nicchia, per pochi, o peggio, per nessuno. Per questo, fin nelle sue intenzioni originarie, l’Istituto interdiocesano per la formazione ha mantenuto uno sguardo ampio. Infatti, oltre a farsi carico della formazione dei ministri che saranno istituiti, esso ha a cuore, coordina e promuove anche la formazione dei «ministri di fatto» e dei membri delle comunità: i consigli pastorali, i diversi collaboratori nei vari ambiti della vita parrocchiale…
«Percorsi» non fa tutto questo da solo, come un super supplente, ma si affianca e sostiene le iniziative delle parrocchie e delle Up, collaborando e avvalendosi anche della formazione offerta dagli Ambiti pastorali della Curia, dall’Idml e, in prospettiva, dai corsi dell’Issr e della Facoltà Teologica. La visione del sito (www.percorsi.torinosusa.it) rende evidente questa logica.
Accanto alle pagine dedicate alla formazione per la ministerialità istituita si trovano quelle dell’anno zero e quelle della formazione. Le pagine del cosiddetto «anno zero», per il quale si cercherà un altro nome, contengono proposte formative che possono essere usate nelle comunità per riflettere sui fondamentali della vita cristiana e dell’azione pastorale.
Quest’anno, in particolare, si sono sviluppati quattro moduli formativi: sull’ascolto della Parola di Dio, sul centro eucaristico, sulla fraternità e sul senso della ministerialità nella Chiesa. Proprio quest’ultimo modulo potrebbe rivelarsi utile, in queste settimane, per accompagnare il discernimento di possibili candidati al ministero istituito. La proposta formativa, che le comunità possono usare in autonomia, offre spunti per partire dalla propria realtà, approfondimenti teorici precisi e fruibili e qualche idea per “ritornare” al concreto.
Infine, ci sono le pagine dedicate alla formazione. Qui trovano spazio i richiami alle proposte formative promosse o messe a punto insieme agli Ambiti pastorali della Curia e dedicate alla formazione di base dei “ministri di fatto”, cioè ai molti operatori pastorali che, generosamente, mettono al servizio della comunità la propria passione per il Vangelo, i propri talenti e le proprie risorse. Ciò che è in gioco nella formazione non è soltanto di ordine strategico-organizzativo, come forse a qualcuno verrebbe da pensare. È, invece, prima di tutto di ordine spirituale ed ecclesiale. Quelli della formazione sono contesti in cui prendersi cura insieme della fede e della Chiesa in questo nostro tempo; occasioni per rileggere in modo sapiente la nostra situazione, per discernere insieme ciò che lo Spirito suggerisce; per interpretare i vissuti ecclesiali alla luce delle scienze teologiche e umane; per cercare mappe che (ri)orientino l’azione pastorale. La formazione, insomma, è una modalità concreta per condividere la speranza che il Risorto è vivo e presente e per disporsi a riconoscere la sua grazia e ad assecondarla.
don Michele ROSELLI, vicario episcopale per la Formazione, su «La Voce E il Tempo» del 2 giugno 2024