Dopo due anni di interruzione a causa dell’altalenante sviluppo della pandemia, torna la settimana della formazione permanente del clero, prevista a Spotorno dal 9 al 13 gennaio 2023. Torna mettendo a tema una dimensione costitutiva della vita cristiana e dell’azione pastorale della Chiesa: quella della carità, declinata, in particolare, come attenzione ai diversi tipi di povertà. In questi mesi, siamo tutti in allerta rispetto agli sviluppi di una crisi che rischia di rendere tutti più poveri e di gettare ancor più nella disperazione chi già era sulla soglia della miseria, travolto dalle vicissitudini della vita. Dinanzi alle fatiche di tanti, la comunità cristiana non si è mai girata dall’altra parte. E la generosità di molte realtà ecclesiali continua a spendersi senza riserve.
Tuttavia, proprio questo rinnovato impegno caritativo che ci è richiesto può essere occasione – senza interrompere il servizio in atto – per tornare a mettere a fuoco i presupposti su cui dovrebbe fondarsi ogni attività caritativa. Papa Francesco richiama spesso la necessità che la Chiesa non si trasformi in una Ong, impegnata ad affrontare le miserie del mondo senza alcun riferimento a Dio: le necessità emergenti, le urgenze che interpellano, l’esigenza di essere efficaci nelle risposte possono trasformare la generosità in efficienza, ma non garantiscono dal rischio di snaturare la missione dei discepoli di Gesù.
Mentre le nostre forze istituzionali (risorse economiche, numero e disponibilità di volontari…) si vanno contraendo e la possibilità di moltiplicare le risposte alle varie povertà si riduce, alcune domande si impongono e chiedono di recuperare spessore evangelico nelle risposte. Le teniamo aperte, senza addomesticare la loro forza provocatoria. Perché ci occupiamo dei poveri? Che cosa significa davvero servirli? Siamo in grado di rispondere a tutti i bisogni o dobbiamo accettare di essere semplici segni? Ci spinge la carità di Cristo o il desiderio – forse l’illusione? – di poter intervenire sempre e comunque? Ed ancora, a quali condizioni la carità è autentica e non un’esibizione di potere che rischia di umiliare chi già sta faticando? Lo stile della carità – riservatezza o esibizioni mediatiche; costruzione di relazioni o semplice efficienza organizzativa – è secondario in ordine alla testimonianza evangelica? A quale titolo e in quale modo siamo chiamati, come Chiesa, ad essere presenti nella società con le molteplici forme della carità?
Inizieremo ascoltando Pierluigi Dovis, responsabile della Caritas diocesana, in merito alle sfide che questo tempo pone alla carità cristiana, sia nei risvolti pratici sia nei nodi teorici sottesi. Dopodiché don Antonio Sacco (della nostra Facoltà teologica, coordinatore della settimana) ci condurrà a mettere a fuoco i fondamenti teologici di temi quali giustizia, carità e povertà. Il ruolo della carità ecclesiale all’interno della società, con le sue forme e le sue problematicità, sarà affrontato, con uno sguardo al livello nazionale, da don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio della pastorale sociale e del lavoro della Cei.
Due relazioni approfondiranno la lettura credente del servizio della carità: don Gilberto Garrone (parroco a Bra) si interrogherà sui termini evangelici dell’accoglienza del povero, mentre don Claudio Stercal (professore della sede di Milano della Facoltà teologica) ci offrirà una panoramica su alcune declinazioni significative di carità e vita spirituale nella storia della Chiesa. Infine, Daniela Sironi (comunità di Sant’Egidio) si interrogherà sul valore formativo dell’esercizio della carità.
Nel corso della settimana, alcuni laboratori consentiranno di fare il punto su crisi economica e crisi del lavoro; su anziani e mondo della sanità; sui conflitti familiari ed educativi; sulle problematiche degli adolescenti nella stagione postpandemica. Le conclusioni saranno affidate all’intervento del nostro Arcivescovo nella mattinata finale.
Nella vita del nostro presbiterio, siamo consapevoli della necessità di momenti distesi e gratuiti. La settimana di Spotorno è fatta anche di passeggiate condivise lungo il mare, di un film visto in compagnia, di brevi o lunghe chiacchierate a tavola e nei tempi liberi. La fraternità di un presbiterio si costruisce anche così. Per questo, accanto alla possibilità di riflessione su una dimensione significativa della vita ecclesiale, ci faremo aiutare – come sempre – dall’ospitalità della terra ligure e dall’accoglienza reciproca tra i partecipanti. Perché, allora, non cogliere questa occasione?
La settimana è aperta a tutti i presbiteri.
Don Michele ROSELLI, vicario episcopale per la formazione su «La Voce E il Tempo» del 20 novembre 2022