«Preparate un decreto in cui ordino la piena ripresa delle costruzioni di Berlino. Parigi è bella, vero? Ma Berlino deve essere ancora più bella. In passato, mi sono sovente chiesto se si dovesse distruggere Parigi. Ma, quando noi avremo terminato Berlino, Parigi non sarà altro che la sua ombra. Allora, perché distruggerla?» (Adolf Hitler, giugno 1940).
L’arco dei forti si è spezzato, dice il responsoriale tirato dal I libro di Samuele. È facile condannare i progetti e i proclami del pazzo criminale che ha completato la rovina dell’Europa (iniziata però non da lui e dai nazisti, ma dall’imbecillità e dalla miopia di tutti i regnanti e i potenti all’inizio del XX secolo). L’utopia negativa di Hitler, l’arroganza e il potere smisurato che si attribuisce da soli gridano vendetta. Ma in realtà è contro ogni «desiderio di potere» che Maria scioglie il canto del Magnificat: perché solo così si testimonia la signoria unica di Dio che non è padrone ma padre di tutti.
E Samuele come Maria: il fanciullo che sua madre ha promesso al Signore diventerà poi il profeta che accompagnerà la grande avventura di Davide. Ma la sua «vocazione», come quella di Maria, comincia da quel «sì» pronunciato all’inizio.
Marco Bonatti