Cardinale Scipione Rebiba. Se andate a cercare la genealogia dei circa 5200 vescovi viventi (papa Francesco compreso), scoprirete che quasi tutti (il 95%) fanno risalire la catena apostolica a questo prelato siciliano vissuto nel XVI secolo, che fu tra l’altro Grande Inquisitore, Camerlengo di Santa Romana Chiesa, cardinale vescovo di Sabina. La serie delle ordinazioni episcopali risale a lui perché è uno dei più antichi di cui si posseggano dati certi.
La «nostra» genealogia come cristiani è invece ad un tempo meno chiara storicamente e più sicura spiritualmente. Comincia a Nazareth con la visita dell’angelo a Maria: da quella «immacolata concezione», dall’intervento diretto di Dio nella vita degli uomini e delle donne, inizia una vicenda che non è più di biologia né di diritto familiare ma – da subito – è storia di fede.
Maria è la prima a riconoscere ed accettare il mistero: «non conosce uomo» ma sceglie, da credente, di accettare la volontà di Dio. Anzi, la traduzione di Luca è ancor più impegnativa: «Avvenga per me secondo la tua parola». Maria è la prima ad impegnarsi nell’avventura di questa «parola» che Giovanni chiama verbo – logos; la parola che – in Maria – diventa carne di uomo.
Il tema della genealogia dei credenti è richiamato, indirettamente, anche nella II lettura: nella grande «benedizione» della Lettera agli Efesini Paolo ricorda che «In lui [Gesù Cristo] siamo stati fatti anche eredi, predestinati – secondo il progetto di colui che tutto opera secondo la sua volontà – a essere lode della sua gloria, noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo».
Marco Bonatti