ARCIDIOCESI DI TORINO
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Dopo le tre chiese paleocristiane si punta al campanile: ecco i progetti del Museo Diocesano
«La prossima tappa dei lavori per l’allestimento del Museo Diocesano potrebbe essere il recupero del campanile del Duomo per ricavare nuovi locali espositivi e rendere accessibile al pubblico la cella campanaria, da cui è possibile godere un panorama inedito della città». Gli architetti Maurizio e Chiara Momo, che dal 1998 seguono i lavori di recupero e restauro della chiesa inferiore del Duomo, sono fiduciosi. «Una volta ottenute le necessarie autorizzazioni e il sostegno economico degli Sponsor, il campanile sarebbe pronto in un anno».
A livello museale Torino sta puntando molto sull’area attorno al Duomo: è imminente l’inizio del lavori per il trasferimento della Galleria Sabauda nella Manica di Palazzo Reale, proprio accanto al Museo Diocesano e (poco più in là) al Museo di Antichità. Si parla anche di un percorso di visita sotterraneo, che creerebbe un’unica grande area archeologica da piazza Castello a corso Regina Margherita.
Già oggi chi visita il Museo Diocesano può vedere i resti dei tre edifici romanici (le chiese del Salvatore, di Santa Maria e di San Giovanni), sopra i quali il cardinale Domenico della Rovere fece erigere tra il 1491 e il 1498 l’attuale Duomo rinascimentale, composto a sua volta da due fabbriche sovrapposte. Sono, inoltre, visibili le rovine di un calidarium romano e di abitazioni del I-II sec., oltre a decine di sepolture risalenti al periodo compreso tra il IV e il XV secolo.
La campagna di scavi della fabbrica inferiore, che oggi ospita il Museo Diocesano, si è svolta in due fasi tra il 1997 e il 2006, sotto la direzione degli architetti Momo e lAlta sorveglianza della Soprintendenza archeologica. L’intervento ha ripreso e completato gli scavi avviati nel 1909-1910 dall’ing. Cesare Bertea e dall’arch. Alfredo DAndrade e ha consentito di portare alla luce il primitivo complesso episcopale formato dalle tre basiliche allineate, secondo un modello architettonico che costituisce un unicum nellarchitettura occidentale. «Di particolare interesse», ricorda don Luigi Cervellin, direttore del Museo Diocesano, «sono i resti della chiesa del Salvatore, dove ha predicato San Massimo, primo vescovo di Torino, e dove sè tenuto limportante Concilio di Torino del 398». Altrettanto rilevanti le vestigia della chiesa di Santa Maria, «che si conosceva solo attraverso testimonianze letterarie medievali ed è stata scoperta in modo casuale grazie allo scavo fatto per il vano ascensore del Museo».
«La fabbrica inferiore del Duomo era in condizioni disastrose», ricorda Chiara Momo: «ospitava una palestra, un teatro, alcuni camerini, un deposito. Noi intuivamo già l’unicità del luogo, ma per i non addetti ai lavori era difficile: sopra l’intonaco originale c’erano anche 7-8 strati di vernice nera e di vari colori». Dapprima si procedette con gli scavi della Santa Maria e del Salvatore, poi nel 2004 si lavorò al consolidamento e al restauro di quanto trovato, infine nel 2007-2008 ci si concentrò sul sottosagrato, colmo di terra fino alla volta. Solo da lì furono estratti i resti di 280 corpi: «Ne inviammo alcuni a istituti di ricerca del Centro Italia, che li richiesero per ricavare informazioni sulle abitudini alimentari dell’epoca, sugli stili di vita e anche sulle armi usate in battaglia. Si scoprì, tra l’altro, che i torinesi del Quattrocento erano alti anche 1.70 m e non erano affatto piccoli come abitualmente si crede». Nell’area di scavo della Santa Maria furono rinvenuti anche i frammenti di circa 150 bandiere italiane, utilizzate forse per qualche anniversario dell’Unità d’Italia o addirittura nello stesso 1861.
Terminati gli scavi e restaurati i reperti, gli architetti hanno poi ideato un allestimento museale che consentisse di vedere i preziosi resti archeologici e hanno realizzato l’attuale pavimento “galleggiante”, che poggia su un solaio in acciaio e alterna parti in vetro stratificato a parti in metallo. «Abbiamo lavorato molto anche sull’illuminazione degli scavi», aggiunge Chiara Momo: «non potevamo abbagliare i visitatori e, allo stesso tempo, dovevamo rendere tutto visibile e comprensibile».
Vale la pena ricordare che il Museo Diocesano ha riaperto al pubblico il 2 aprile 2010, dopo la chiusura temporanea che ha consentito di ampliarne le collezioni. Il nuovo allestimento, curato dagli architetti Maurizio Momo e Chiara Momo con la consulenza dello storico dellarte don Natale Maffioli, consente di ammirare i resti delle antiche basiliche di San Giovanni, del Salvatore e Santa Maria, assieme a testimonianze artistiche e religiose della Chiesa torinese realizzate lungo venti secoli di storia (paramenti, quadri, statue, calici, ostensori, reliquiari). L’ampliamento è stato realizzato con il sostegno economico di Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT, ARCUS s.p.a., C.E.I. 8×1000 e Arcidiocesi di Torino.
Per ulteriori informazioni e approfondimenti:
Museo Diocesano di Torino (piazza San Giovanni); tel. 011.44.00.155-51.56.408;
Il Direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali
Don Livio DEMARIE
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