«Non è stato un lavoro subìto, né si è avuta una partecipazione stanca. Al contrario si è vissuto un momento positivo, coerente con l’impegno e l’apertura che caratterizzano le aggregazioni laicali». Così don Daniele Bortolussi, delegato del Vescovo per le Aggregazioni laicali commenta il lavoro sinodale la cui sintesi sta per essere consegnata ai referenti diocesani. «In effetti», aggiunge, «il Coordinamento delle aggregazioni laicali ha vissuto in questi anni un percorso sempre caratterizzato da un autentico stile sinodale».
Il Coordinamento è composto da 18 associazioni o movimenti ecclesiali e nel corso degli ultimi anni ha contribuito attivamente ai lavori per l’assemblea diocesana che si è conclusa nel settembre 2021. A seguito della partenza del Sinodo delle Chiese in Italia, il Coordinamento si è incontrato il 3 marzo 2022 al Sermig per una riflessione sui nuclei V (Corresponsabili nella missione) e VI (Dialogare nella chiesa e nella società) della scheda per gli ambiti di vita. «Si è scelto di partire dall’ascolto di tre persone: un sanitario, una preside e un giovane impegnato nel mondo del lavoro, questo per avere una prospettiva che guarda alla Chiesa a partire dalla dimensione sociale e del lavoro».
«È emerso», si legge nella relazione, «come sui temi della bioetica (inizio e fi ne vita) e sulle scelte che ogni giorno chi lavora in ambito sanitario è chiamato a fare manchi un confronto fraterno e costante fra i credenti. Gli operatori sanitari non sempre ricevono adeguato accompagnamento da parte della comunità cristiana, sono talvolta lasciati soli in un mondo sempre più complicato. Un tema che riguarda sia la sanità sia le nostre comunità è la necessità di prendersi cura degli anziani, comprendendo quale sia il loro ruolo, che non può essere solo di cornice marginale rispetto alla vita dei nostri ambienti. Il rischio è che la presenza degli anziani nelle comunità sia vissuto come un dato di fatto, unito alla preoccupazione per la poca presenza giovanile, invece che essere vissuta anche come opportunità».
Dagli anziani ai giovani, in ambito educativo il lavoro sinodale del Coordinamento ha evidenziato l’importanza dell’ascolto: «un ascolto fatto anche di momenti di silenzio per comprendere e interiorizzare. Questo ascolto è un modo per accogliere il prossimo ed è un primo passo, che deve poi essere accompagnato da un vero dialogo. Perché ci sia il dialogo è necessario che i credenti sappiano ascoltare senza giudicare, sapendosi mettere in gioco, avendo pazienza nell’aspettare l’altro. Come Chiesa siamo chiamati ad accompagnare le persone, soprattutto le giovani generazioni, senza giudicare, ma mostrando il volto bello di Gesù e della fede in Lui, per fare questo è necessaria un’attenzione speciale ai linguaggi. I laici, in particolare quelli che vivono l’esperienza delle aggregazioni laicali, possono avere un ruolo fondamentale in questo perché sono a contatto con la vita di tante persone, anche non credenti e sono abituati a mettersi in ascolto di realtà diverse dalla propria. Inoltre per poter essere efficaci nell’impegno educativo come credenti è ormai fondamentale lavorare in rete tra le diverse realtà confessionali e non».
Ultimo aspetto quello del lavoro, «punto centrale del processo di Chiesa in uscita», sul quale è emersa la necessità di un maggiore coinvolgimento della Chiesa. «La Chiesa deve avere un’attenzione maggiore al mondo del lavoro e ai lavoratori, questo passa anche attraverso alcune attenzioni all’apparenza banali come la scelta di modalità e orari per gli incontri o i servizi che la comunità offre. Il lavoro insegna a vivere anche la corresponsabilità, che si esprime nel dialogo, nel lavoro d’équipe, nell’organizzazione di strutture e organismi adeguati e nella gestione corretta delle risorse».
Federica BELLO da «La Voce E il Tempo» del 3 aprile 2022