Si affacciano quest’anno nella diocesi 69 catecumeni giovani e adulti per vivere con noi la meravigliosa esperienza del Vangelo vissuto e della gioia di credere ed amare Gesù Cristo, via verità e vita per dare senso e consistenza alla nostra fragile esistenza. Gli italiani sono 33, gli stranieri sono 36. Di questi ultimi i più numerosi, come sempre, sono gli albanesi (16), tra cui due famiglie intere; seguono camerunensi (6) e nigeriani (6), la cui fede già conosciuta in patria ha trovato sviluppo nelle comunità etniche della nostra diocesi. Altri stranieri provengono dall’Ecuador (3) e dal Perù (3); dalla Tunisia e dal Nepal, dall’Egitto e da Trinidad, dalla Bosnia, Repubblica Ceca e Romania (1).
L’Arcivescovo stesso ha potuto ascoltare le loro testimonianze durante il Ritiro, che ha preceduto l’inizio della Quaresima, durante la quale essi si stanno preparando più da vicino alla Veglia pasquale dei Sacramenti. Mons. Nosiglia s’è commosso con noi nel constatare come lo Spirito santo abbia operato nella loro esistenza, a volte drammatica, per farli incontrare con cristiani consapevoli testimoni della fede. Certo, il loro cammino non è stato facile: ma gli accompagnatori, realizzando la Parola di Dio quando il Signore Gesù dice: “ero straniero e mi avete accolto” (Mt 25,35), hanno saputo stringere con loro legami di solidarietà e di amicizia, introdurli a poco a poco nella comunità cristiana formando un piccolo gruppo attorno a loro, aiutarli ad esercitarsi nei comportamenti cristiani (preghiera, carità, testimonianza).
Quando poi il parroco si rende presente nella sua veste di pastore, presiedendo i riti che segnano le varie tappe del cammino e incoraggiando gli accompagnatori affinché si formino a questo nuovo servizio comunitario, allora sicuramente i frutti di vita nuova saranno permanenti nella vita dei catecumeni, quando diventeranno cristiani la notte di Pasqua.
Accanto agli adulti catecumeni ci sono anche molti ragazzi catecumeni, che non sono stati battezzati alla nascita: ancora molto dobbiamo interrogarci sul modo con cui li inseriamo in un percorso con le loro famiglie per accompagnarli alla fede e alla vita cristiana, proporzionata alla loro età. In questi ultimi anni nella diocesi stanno crescendo (già nel 2011 erano 215) sia gli italiani sia gli stranieri: essi si affacciano alle nostre parrocchie e manifestano il desiderio di avvicinarsi alla fede.
Come fare? Le “Istruzioni” diocesane invitano a segnalare i singoli casi al “Servizio diocesano per il catecumenato”, ma pochi ancora lo fanno e si arrangiano secondo il buon senso o, come dice l’Arcivescovo nella lettera pastorale, con una “prassi costruita “in casa”” (n.19). Dobbiamo tutti interrogarci sul senso che ha oggi conservare schemi pastorali, efficaci e giusti nel recente passato, ma ora da aggiornare alla nuova situazione culturale.
Infine, non mancano in questo contesto, che rappresenta una grande opportunità di evangelizzazione e una sfida al nostro spirito missionario, altre persone che vivono situazioni sociali o matrimoniali difficili: anchesse hanno bisogno di essere accompagnate in un percorso di fede. Spesso purtroppo giungono notizie di rigidità immotivate o di esclusioni irragionevoli: anche se alcuni di essi non possono accostarsi alla comunione eucaristica, tuttavia hanno il diritto di essere accompagnati, magari con i loro figli, in un cammino di fede, lasciando al Signore il giudizio sulla qualità delle loro scelte. Così, anche molti adulti che richiedono il sacramento della Cresima, il matrimonio in chiesa, il battesimo dei figli: la maggior parte si configura come persona che ha innanzitutto bisogno di un primo annuncio della fede per accogliere il sacramento da celebrare con un atto di fede viva, operosa e consapevole (DGC).
Questo tempo che il Signore ci concede di vivere è bello, perché ci offre l’opportunità di compiere la missione a noi affidata e specifica della comunità cristiana: annunciare la bella notizia di Gesù, manifestazione visibile dell’amore del Padre per l’umanità e strada per condurre ogni uomo e ogni donna alla pienezza della propria vita, nel rispetto e nell’amore. E’ bello accompagnare qualcuno a credere in Lui; è bello poter gioire insieme perché il Padre ci ama nonostante tutto; è bello percorrere nuove strade di evangelizzazione, a volte anche fuori dagli schemi un po’ rigidi della nostra pastorale.
don Andrea Fontana
direttore Servizio diocesano per il Catecumenato