Un territorio contro il gioco dazzardo. Più volte i cittadini e le istituzioni della circoscrizione 7 di Torino si sono mobilitati a richiamare lattenzione di Forze dellOrdine, amministrazione e società civile sullapertura sempre più diffusa sul territorio di sale giochi o meglio conosciute come «Videolottery». Il Comune di Torino nel 2010 ha vietato linstallazione di videopoker, newslot e simili a meno di 500 metri da scuole, oratori e ospedali: una norma che viene sistematicamente aggirata chiamando lattività «Videolottery»: ni questo modo sfugge alla sanzione comunale e si può ricevere lautorizzazione secondo la più lasca legge nazionale.
La situazione della circoscrizione 7 e soprattutto a Vanchiglietta, è particolarmente preoccupante. Sei sono le «Case del gioco» presenti in questo spicchio di territorio di cui lultima inaugurata il 7 settembre in via Oslavia 52 bis. Con quella di corso Cadore 89, è molto vicina alla parrocchia di San Giulio dOrta (corso Cadore 3) e allasilo parrocchiale a pochi passi dalla ludoteca il Drago Volante e dal centro poliservizi Michele Rua, dalla scuola Marconi e dalla Deledda
Altro che meno di 500 metri dalle scuole come prescritto dalla normativa comunale
Per questo la battaglia dei cittadini e della circoscrizione assume sempre più i contorni di una lotta contro i mulini a vento. Nellaprile 2013 la prevista apertura di una Videolottery in piazza Toti (rimandata per motivi gestionali) ha riportato lattenzione del quartiere sulla dipendenza dal gioco: numerosi cittadini tra cui molti giovani avevano protestato a lungo contro la «game house». A mobilitarsi erano stati non solo gli abitanti della piazza, ma anche il Centro dIncontro di corso Belgio 191, frequentato principalmente da anziani – soggetti a rischio della dipendenza dal gioco – la circoscrizione (che, contraria allapertura, non era stata interpellata) la parrocchia e le associazioni territoriali. Di lì le iniziative istituzionali e sociali contro il gioco dazzardo si sono moltiplicate.
Già a maggio 2012 la circoscrizione 7 aveva lanciato la campagna informativa «Non giocarti la vita» sui rischi sociali, economici e patologici del gioco. Su tutto il territorio erano state distribuite alcune cartoline con i riferimenti dello Sportello Gap (Gioco dazzardo patologico) di via Artisti 24. Inoltre alcuni consiglieri circoscrizionali avevano scritto, nellaprile 2013, al loro gruppo parlamentare di riferimento, nella speranza che si facesse portavoce della protesta del territorio, così da modificare la legge che consente alla Questura di accordare permessi di apertura di sale giochi, senza dover consultare gli enti territoriali. «La questione è complessa e sicuramente richiede unattenzione particolare dichiara il presidente della circoscrizione 7, Emanuele Durante – Lidea ora è quella di rilanciare la campagna, di continuare a organizzare incontri e dibattiti per sensibilizzare i cittadini e di lavorare in rete con le realtà».
Forte presa di posizione è stata quella della Gioc, Gioventù operaia cristiana, che a settembre ha scelto come tema della tradizionale «Festa di zona» proprio il gioco dazzardo, come sottolineato dal titolo «Quando il gioco si fa duro
non giochiamoci il futuro».
Lassociazione ha organizzato un dibattito, a cui sono intervenuti anche alcuni esperti dellAsl2, di Libera Piemonte e delle Forze dellOrdine, dove sono stati presentati i dati nazionali, regionali e cittadini sulla spesa legata al gioco e sono stati spiegati i pericoli della dipendenza dallazzardo. Inoltre è stato denunciato il legame tra mafia e game world.
Molto preoccupato per la situazione è don Silvano Bosa, parroco di San Giulio dOrta, che continua a ribadire come la presenza di tutte queste sale giochi per non parlare delle innumerevoli macchinette «mangiasoldi» installate nei tabaccai e nei bar sia «vergognosa». «Ci tengo che il termine riportato sia proprio quello precisa il parroco perché è così che voglio definire la speculazione sulle illusioni di chi oggi è in difficoltà. La situazione della nostra zona va denunciata così come quella di molti altri quartieri torinesi».
Irene FAMA
Testo tratto da «La Voce del Popolo» del 17 novembre 2013