I primi giorni dell’Avvento ci chiedono di mantenere lo sguardo su Gerusalemme: la nostra attesa del Salvatore ricomincia sempre da un luogo fisico preciso, quella terra che contiene la promessa di Dio ad Abramo e alla sua discendenza, fino a noi. Ma ci viene anche detto chiaramente (I lettura) che questa attesa non si snoda nella pace, nella pigrizia, nell’indifferenza. Gerusalemme è luogo di conflitto, al tempo di Isaia come oggi. La promessa di Dio si «avvera» tra il sangue versato.
L’oggi di Gerusalemme non è la pace: ha detto p. Pierbattista Pizzaballa, il francescano per lunghi anni Custode di Terra Santa e ora amministratore apostolico del Patriarcato di Gerusalemme dei Latini: «La Terra Santa è crocevia di difficoltà e divisioni di ogni genere: tra le Chiese, tra le fedi monoteiste e tra i popoli che la abitano. Le difficoltà appaiono sempre enormi e insormontabili. In tale contesto, la Chiesa apparentemente sembra schiacciata da queste situazioni (…) Ebbene, in queste circostanze, la Parola di Dio ci ricorda che solo alla Grazia dobbiamo affidarci e a nient’altro. La Chiesa di Terra Santa non ha mezzi e non ha potere. Ha solo Cristo e la sua Grazia».
Marco Bonatti