I re e i profeti, che cos’è che non videro? La bomba atomica, il cinema, i passi dell’uomo sulla luna? Perché lo sterminio, la fame, la morte, la violenza la sopraffazione del potere c’erano anche ai tempi loro, come pure a quelli di Gesù. Il Vangelo di oggi chiede, polemicamente anche, di discernere tra le informazioni che riceviamo. Vuole che ci chiediamo, in ogni momento, che cosa è essenziale per la vita e che cosa è «di contorno» (perché appunto, le cose essenziali sono state rivelate, sono evidenti, ai piccoli e ai poveri, mentre i «dotti» non le scorgono più).
E allora forse l’essenziale che accomuna piccoli e dotti, in ogni condizione umana, è una sola cosa, la poesia. Scrive Giovanni Casoli: «La poesia ci dice continuamente, ricordandocela, la povertà che è la nostra vera gloria, cioè il non avere nulla da noi stessi – sarebbe tremendo il contrario – neppure l’essere, che ci è continuamente donato; ci ricorda la verità di tutte le verità, oggi dai più dimenticata o negata o rifiutata, che tutto è dono offerto alle nostre mani vuote». (Vangelo e letteratura). È quanto ha scoperto Keats nell’«Ode su un’urna greca»: «’La bellezza è verità, la verità è bellezza’ / questo è tutto ciò / che sapete sulla terra, / e tutto ciò che vi occorre sapere».
La bella verità, la «buona notizia» è il Vangelo, l’Avvento del Signore Gesù Cristo; ed è l’«evento» unico della storia: quello che avrebbero voluto vedere re e profeti.
Marco Bonatti
Per approfondire: poesia “Sotto specie umana” di Mario Luzi.