«Che giova, infatti, all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde se stesso?» (cfr. Lc 9,25). Quest’affermazione – ha detto l’Arcivescovo nella sua omelia – «pone al centro dell’etica del lavoro e del welfare la promozione della persona, sia sul piano individuale che familiare e collettivo. L’ansia del possedere e dell’avere ad ogni costo allontana da se stessi e rende schiavi del denaro e della riuscita personale, a scapito anche di regole morali nei confronti degli altri».
Un altro grande principio evangelico al riguardo – ha aggiunto mons. Nosiglia – «dice che il lavoro è fatto per l’uomo e non l’uomo per il lavoro, nel senso che anche il lavoro va redento e reso strumento per la crescita della persona, che non va mai sacrificata ai ritmi della produzione o del profitto».
Infine, a proposito della disoccupazione, ha sottolineato che «occorre che nessuno si senta estraneo a questi problemi che assillano oggi tante persone e famiglie: la stretta unione e collaborazione tra tutte le componenti della “città” è condizione fondamentale per raggiungere insieme il risultato di garantire a ciascuno i diritti fondamentali per un’esistenza dignitosa e il riconoscimento del proprio essere soggetto attivo e protagonista della vita cittadina, superando quella condizione di scarto o di emarginazione sociale di cui tanti – e soprattutto molti giovani – soffrono».
In allegato e nella sezione “Documenti” del sito il testo integrale dell’omelia.
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